Un'infanzia da dimenticare, un futuro da trovare

Bruno De Matteis

05-09-2008  

La sola persona a insegnarmi l'amore, l'onestà e il vivere civile fu mia madre che, purtroppo, persi all'età di diciassette anni.

Mio padre era quasi sempre in carcere; anche se avesse voluto non avrebbe potuto essere padre, così mi trovai in una strada di cui non capivo la direzione né la finalità; infatti, ero cresciuto in uno dei quartieri più ghettizzati del profondo Sud e il solo fatto di avere un padre ultra-pregiudicato mi faceva etichettare come un "bulletto" dagli altri.

Mi sposai subito dopo la morte di mia madre ed ebbi subito un figlio, divenni così padre, parola il cui vero significato allora mi sfuggiva.

Oggi ho 55 anni, gli ultimi 37 sono stati molto complessi, una vita che, viste le premesse, per molti versi mi appare già scritta. Ritengo inutile descriverla nei particolari; il dato che meglio la sintetizza è che ho fatto 30 anni di carcere, metà della mia esistenza ad odorare solo cemento.

Dunque, un passato certo da dimenticare che mi spinge a parlare solo del mio futuro, un futuro che spero possa esserci, non dipendendo questo solo da me, ma nel quale, se ci sarà, io sento che potrò essere utile a mia moglie e ai miei figli.

Per questo guardo avanti con fiducia, convinto che quel passato non potrà rovinare quel futuro che desidero realizzare e che, seppur breve, io ho deciso di vivere diversamente dal mio passato.

I miei figli in questi lunghi anni mi hanno dimostrato amore e rispetto in una misura superiore a quella che io sento di meritare; so che questo è merito solo di mia moglie, il suo amore nei miei confronti è quello che io vedo negli occhi dei miei figli. Abbiamo un rapporto così intenso che di certo potrà produrre molte soddisfazioni nel momento in cui potrò stare vicino a loro, specialmente a mia figlia che, fra i tre figli, è quella che ha sentito di più la mancanza di suo padre.

Oggi lei vive a Roma, grazie ai grandi sacrifici di mia moglie e suo fratello si è laureata in psicologia, ma sento in ogni sua parola un richiamo affinché io sia presente.

So che ci saranno anche grandi difficoltà, tra queste immagino la costruzione di una relazione con i miei due nipotini, 11 e 7 anni, che oggi non c'è, in quanto li ho visti solo all'indomani della loro nascita, dopodiché non ho voluto che venissero più a colloquio.

Altra difficoltà sarà arrivare a casa e non trovarvi più mio figlio Luca, morto in un incidente stradale 10 anni fa, una perdita che ancora oggi non riesco a ritenere reale, sarà perché non ho potuto essere al suo funerale né ho potuto portargli un fiore sulla tomba.

Mi rendo conto che per trovare il "mio futuro" ho bisogno di una mano alla quale potermi aggrappare, una mano che, nonostante, il mio essere detenuto possa darmi un po' di stima e amore che mi aiuti a diventare una persona nuova: io ci sto provando!