Nonna Gianina

Manuela Re

05-03-2008  

… ci vediamo domenica allora? Vi aspettiamo…

Alex,

preferisco vedere i miei domenica perché ieri sera mia nonna è morta e credo che a loro faccia piacere avermi là per un pranzo "normale" dopo questa dura settimana. Andrò a Busto anche oggi dopo il lavoro e domani mattina per il funerale, ma domenica la vedo meglio come giornata per ri-celebrare la vita familiare per tutti noi che siamo ancora vivi.

Mia nonna aveva 93 anni e si è spenta piano piano; tutti avevamo capito che stava per morire e tutti siamo sereni per il fatto che sia successo senza una sua sofferenza, ma il contatto ravvicinato con la morte, per quanto naturale e sereno possa essere, necessita comunque una ricelebrazione della vita che va avanti (anche se con un posto vuoto, e quello di mia nonna di posto è sempre stato grande per tutti noi).

Mia nonna è stata una donna brava e tosta, con una tempra che non ho ancora mai visto in nessuna altra persona, un mix tra un caporale che fa rigare tutti dritto e una chioccia che accoglie tutti quelli che gli capitano a tiro (ma proprio tutti!) dentro il suo abbraccio dolcissimo. Se solo penso a come ha saputo reagire alla perdita del marito in guerra quando era ancora solo ventenne, povera in canne e con 3 figli piccoli da mantenere, mi sembra davvero un'eroina.

E non penso solo a quello che ha fatto, ma soprattutto al modo con cui lo ha fatto. Non l'ho mai vista depressa o sfaccendata o incapace di affrontare una situazione; al contrario, l'ho sempre vista lavorare e mangiare di gusto e parlare a voce alta (diceva che aveva "l'alba forte", che non ho mai capito se vuol dire qualcosa in italiano, ma nel nostro linguaggio voleva dire che non era colpa sua se gridava anziché parlare perché era nata così, con la voce possente). E poi la vedevo ridere spesse volte e scherzare su se stessa e sugli altri.

Quando mi doveva far fare i compiti per preparare gli esami della quinta elementare, che per lei erano già troppo difficili non avendo studiato matematica o analisi logica, mi faceva sedere in cucina con tutti i miei quaderni e libri aperti e un bicchiere di aranciata e mi dava un tempo che secondo lei era il tempo più o meno giusto per risolvere i problemi. Lei stava lì a pelare la verdura o a stirare (con il ferro che pesava un quintale, rigorosamente non a vapore, che riscaldava sul fornello) e non si intrometteva, ma mi richiamava all'attenzione se per caso mi distraevo e mi diceva che all'ora x potevo chiudere i quaderni e andare a giocare.

Mica si perdeva d'animo perché non sapeva fare i miei compiti... Non la sfiorava neanche l'idea di non sapere come fare, come insegnarmi. Di fatto io non mi accorgevo che lei non sarebbe stata in grado di trovare le soluzioni ai problemini scritti che mi dava la maestra perché sembrava sapere così bene cosa dovevo fare IO e quello che mi serviva (aranciata compresa) che era tutto perfetto per me. Anche i tempi li azzeccava e quando mi diceva che stava arrivando il momento per andare a giocare, in effetti io stavo ricopiando in bella copia la soluzione. E manco guardava il quaderno, lo capiva a istinto che stavo finendo per davvero.

E se c'era il sole e per caso mi veniva voglia di fare dei compiti extra (raramente per la verità), lei mi spiegava che i compiti extra non erano necessari perché se no la maestra me ne avrebbe dati di più, e che comunque potevo sempre farli un giorno che pioveva e non si poteva scendere in cortile a giocare. E puntalmente io scendevo a giocare perché... come si fa a controbattere con qualcuno che ha così solarmente ragione?

Mia nonna aveva sempre ragione. E' stata una "grande" donna oltre che una grande nonna; ha occupato un grande posto nelle nostre vite -ha cresciuto anche i suoi nipoti oltre che i suoi figli- e ci ha insegnato, con la sua terza elementare, cosa vuol dire essere ragionevoli e saper stare al mondo. Si è guadagnata una vita ricca di affetti e una morte dignitosa. Spero di somigliarle un po'.

A presto,

Manuela