Dieci anni dopo

Giulio Martino

21-07-2006  

Alle undici il cancello si apre davanti ai miei occhi, fuori ad attendermi, come d'accordo, c'è la volontaria. Insieme ci avviamo all'incontro con i miei figli. Le gambe cominciano a tremarmi. Piano, piano, camminando riesco a trovare l'equilibrio giusto e così vado verso l'appuntamento tanto aspettato e desiderato. Andiamo verso la metropolitana, con molta fatica riesco a scendere le scale, sembra non finiscano mai. Sento di essere un estraneo in questa nuova realtà; arrivano la carrozze, non mi sento a mio agio, sento mille occhi su di me.

Finalmente arriviamo al luogo dell'appuntamento che è un ufficio posto al piano rialzato. Siedo su una poltrona di pelle e dopo pochi minuti sento delle voci familiari, sono le voci dei miei figli. Sono accompagnati dalla madre. Si apre la porta ed eccoli, siamo di fronte, l'impatto è così forte che non credo a miei occhi, il cuore batte così forte che sembra voglia uscire dal petto. È un evento magico.

Mi sento avvolto e travolto dai loro sguardi innocenti, Anthony si butta tra le mie braccia dicendomi "papà finalmente è finita". Rimaniamo abbracciati come se tra di noi ci fosse una pressione che non permette di staccarsi; alzo gli occhi e vedo a pochi metri la piccola Maria Carmela, è lì con i suoi occhioni, attende che l'abbracci, corre verso di me attaccandosi al mio collo, tutti e tre insieme abbracciati piangiamo.

Sento forti emozioni e non riesco a decifrare se le mie sono lacrime di gioia o di odio verso me stesso per il tempo perduto. Finalmente sento il profumo dei miei figli come mai avevo sentito fino ad oggi, un profumo dolce e delicato.

Arriva l'orario del pranzo e andiamo verso il ristorante insieme alla volontaria, arrivati ci sediamo e mi accorgo che i miei figli iniziano a litigare per chi deve sedersi accanto a me. Faccio per alzarmi per recarmi in bagno e Anthony è lì che mi segue per accompagnarmi, capisce che sono un poco disorientato, mi dice di stare tranquillo, "... tanto ci sono vicino io". Non riesco a trovare il pulsante dello sciacquone, ci guardiamo negli occhi e ci ridiamo su.

Ritornati al tavolo, la bambina cerca di mettersi in mostra, chiedendomi cosa mi piace. Di rimando, Anthony comincia a parlare dei vecchi ricordi, di quando cucinavo gli gnocchi alla sorrentina, e così decidiamo che per oggi si mangiano gnocchi, anche per creare quel filo che tanto tempo prima si era interrotto. Sono contento che mio figlio ricordi ancora che un tempo ho cucinato per lui, forse ha bisogno di ricostruire un legame tra padre e figlio, quel rapporto che per tanto tempo e per diversi motivi abbiamo accantonato e che oggi è ancora possibile intrecciare. Ora è arrivato il tempo delle spiegazioni.

Oggi capisco che una nuova vita familiare sta per iniziare, sono contento di avere riconquistato la mia vita e la famiglia. Aspettiamo che il cameriere ci porti il dessert e mia figlia mi fa cenno di uscire fuori insieme con lei, ci sediamo sul marciapiede e mi sussurra: papino ti voglio tanto bene, abbracciami forte. Sento un brivido e le rispondo: amore mio ti voglio bene anche io. Abbraccio forte la mia bambina e lei ancora mi dice: papà, quando camminiamo voglio stare in braccio a te. E così faccio.

Mi accorgo che i miei figli e soprattutto la piccola sono cresciuti e scherzosamente gli dico: Carmen quanto pesi! Lei con un sorriso mi abbraccia e mi bacia sulla guancia. Andiamo verso il parco giochi, ci sediamo sulla panchina, subito Carmen corre verso l'altalena e mi chiama: papino vieni!

Mi avvicino a lei e spingendola percepisco la sicurezza che prova, quando le sono vicino. Oggi è una giornata molto calda, la signora che ci accompagna ha sete, e non solo lei, così decido con Anthony di andare ad acquistare dell'acqua.

Entriamo in un bar e compriamo una bottiglietta d'acqua. Quando arriva il momento di pagare, ho difficoltà, non conosco la nuova valuta, il negoziante rimane perplesso, pensa che lo stia prendendo in giro. Cerco di spiegargli la mia difficoltà, ma non ci riesco, spiegare che sono dieci anni che sono detenuto e che non tocco più del denaro non è semplice. Per fortuna interviene mio figlio che con una battuta delle sue risolve tutto. Semplicemente assicura che sono arrivato da un pianeta sconosciuto e che sono un marziano, ci mettiamo a ridere e usciamo dal bar.

Uscendo, Anthony mi dice - papà questo ci ha creduto veramente che sei un marziano - ed entrambi scoppiamo a ridere. Guardo l'orologio mi accorgo che si è fatta l'ora di ritornare nel pianeta dove da lunghi anni mi trovo; un pianeta sconosciuto alle persone normali.