Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1992 Pag. 9° Roberto Quaglia
 RACCONTI 

 

L'INFERNO

Roberto Quaglia nasce a Genova nel 1962, è considerato la migliore promessa della letteratura fantascientifica italiana, anche se alcuni preferiscono definire "fanta-psicologia" il suo genere letterario. Ha scritto "Pane burro e paradossina", "Il Vagabondo dell'etere", "Dio S.r.l. ed altre (dis)avventure".

-Benvenuto all’Inferno, figliolo.
Il novello dannato guardò l’ambiente in cui era capitato. A parte la presenza di Satana, nulla gli parve particolarmente allarmante.
-Posso offrire qualcosa? - propose il diavolo -Non so... un pensiero profondo, un ragionamento sensato, una dissertazione illuminante? Davvero, non fare complimenti! Se gradisci qualcosa approfittane adesso, perchè dall’inizio della tua espiazione in poi questi comforts ti saranno ovviamente negati.
-Non voglio nulla, grazie.
Forse c’era il trucco, ed il novello dannato preferiva rimanere sulle sue.
-Allora ti faremo subito accomodare all’Inferno.- disse Satana.
-Non è questo, l’Inferno?
-Certo che è l’Inferno. Ma qui siamo nella "reception". I Centri di Espiazione sono altrove.
-E com’è, allora, l’Inferno vero e proprio?
-Non esiste un tipo solo di Inferno.- disse il Diavolo -Ogni dannato viene calato nel girone che più si adatta alla sua particolare suscettibilità di soffrire.
-Bene. Come sarà il MIO Inferno, allora, se mi è consentito chiederlo?
-Volentieri risponderò alla tua domanda. Tu sei un individuo dotato di una grande intelligenza, ma soprattutto di una forte coscienza di che cosa sia la natura umana. Così sei stato destinato in un posto dove questa coscienza avrà modo di soffrire in misura consona, a causa di ciò che riconoscerà intorno a sè.
Tra poco inizierai questa tua nuova esistenza in una società che ti apparirà sempre più insopportabile. Sarai costretto ad un lavoro monotono, sempre uguale, di cui avvertirai l’assoluta inutilità con crescente e soverchiante orrore. Inoltre soffrirai un’ora al giorno ascoltando i vacui discorsi dei tuoi simili nei negozi nei quali sarai costretto a soffermarti per fare la spesa, un’ora al giorno a lancinarti la mente cogliendo gli orribili sguardi degli zombi sugli autobus, un’ora al giorno a flagellarti la coscienza con le insignificanti notizie urlate dai quotidiani, un’ora al giorno a morire temporaneamente nel nirvana del tuo televisore, e quanto ti rimane, di tempo ed energie, si annichilirà nello strazio di frammentari legami sentimentali con persone che non capiranno ciò che tu sei e ciò che tu capisci, più di quanto un topo comprenda la nona sinfonia di Beethoven. E tutto questo sarà condito dalla lucida consapevolezza di essere lanciato verso la tua morte definitiva, e tormentato dalla coscienza di stare sprecando tra gli imbecilli l’unico tempo in cui ancora ti è concesso di esistere.
Il Dannato aveva gli occhi spalancati dall’orrore.
-L’Inferno non è eterno? - disse -Credevo che l’Inferno fosse per l’eternità.
-L’Inferno non è eterno, naturalmente- disse il Diavolo -poichè se fosse eterno avresti non solo la speranza ma anche la certezza che prima o poi le cose sarebbero destinate a mutare in meglio.
In un tempo infinito, qualsiasi evento immaginabile necessariamente accade e qualsiasi condizione si trasforma, prima o poi, anche nel proprio contrario. In un tempo infinito l’Inferno sarebbe anche il Paradiso ed il Paradiso sarebbe anche l’Inferno. E tu sei stato condannato solo all’Inferno, e non anche al Paradiso.
-Ho un’obiezione. Per gli imbecilli che mi circonderanno la vita non sarà un inferno come per me, dato che a loro gli orrori che prima hai elencato sembreranno cose normali. Perchè, se anche loro sono stati condannati all’Inferno, devono soffrire meno di me o non soffrire affatto?
-Chi ti dice che siano stati condannati all’Inferno? Per molti di essi la condanna è al Purgatorio. Alcuni addirittura sono lì in Paradiso, e con tuo maggiore orrore non tarderai a riconoscerli.
-Ma il Purgatorio non era una condizione temporanea, di... attesa del Paradiso? -Infatti. Vedrai molti imbecilli emergere dal loro Purgatorio e crogiolarsi tronfi di essere riusciti a conquistare il successo... cioè, il Paradiso.
-E... e gli imbecilli che soffrono? Immagino che ci sarà anche quella categoria...
-Naturalmente. E’ un altro girone dell’Inferno, immensamente più grande del tuo. Il girone in cui finirai tu è più piccolo, ma le sofferenze sono molto più... immense e maestose. Non ti lamenterai... anzi, ti lamenterai più che a sufficienza.
Il novello dannato s’incupì penosamente, poi fece una smorfia e sghignazzò rumorosamente.
-No, non mi lamenterò! Non mi lamenterò e non soffrirò neanche un istante! Sono troppo intelligente per subire passivamente questo destino! Ora che so ciò che mi attende sono sicuro che NON mi farò coinvolgere dai folli tormenti che mi avete preparato! Alla fine dovrò morire definitivamente, non è vero? E allora mi rassegno fin d’ora a questo neutro destino finale e ti sfido ad impedirmi di NON provare alcuna sofferenza alla vista degli imbecilli e delle assurdità in mezzo a cui intendete calarmi! Sarà per me anzi un godimento aspettare la morte SAPENDO di contravvenire al tuo volere in OGNI istante nel quale NON sarò infelice!
-Abbiamo pensato anche a questo.- replicò Satana - Che Inferno sarebbe se tu sapessi che si tratta dell’Inferno? Ti ci rassegneresti o lo prenderesti con filosofia e non sarebbe più lo stesso inferno. Così, mi compiaccio di informarti che durante la tua espiazione non saprai mai di trovarti all’Inferno. La tua coscienza ripartirà da zero e scoprirai i vari tormenti uno ad uno, senza fretta, con tutto il tempo per gustarteli singolarmente e poi, in età più matura, per subirli tutti insieme. Che tortura sarebbe se non vi fossero illusioni da infrangere e speranze da spezzare? Ma ho parlato abbastanza. Vieni, ora. Seguimi.
E’ venuto il momento che tu nasca.

Roberto Quaglia


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