Le ragioni per vivere
Martedì 19 Marzo 2002

Fulvio Scaparro

Stillicidio. Con inesorabile e inquietante puntualità, i suicidi di ragazzi e ragazze si ripresentano a ricordarci che la gioventù non è soltanto energia, utopia, voglia di vivere o, talvolta, arroganza e incosciente temerarietà, ma anche sofferenza e infelicità insostenibili. E' capitato più volte di leggere notizie di adolescenti che mettono fine alla propria esistenza proprio negli anni che chiamiamo «verdi», perché li leghiamo al rigoglioso fiorire della primavera. Anche per questo avvertiamo un dolore profondo, sentiamo che quelle morti ci riguardano anche se non abbiamo figli di quell'età, il nostro pensiero va alle famiglie, agli amici a tutti coloro che li piangono e si chiedono se avrebbero potuto fare qualcosa di più e di meglio per aiutarli ad affrontare il rischio di vivere piuttosto che la certezza della morte. Ricordo il suicidio di un ragazzo avvenuto nei giorni dell'attacco terroristico agli Stati Uniti. I giornali non parlavano che di quegli orrendi fatti e alla notizia di quel dramma individuale erano dedicate poche righe. Di fronte alle migliaia di vittime di New York, la fine di un ragazzo solo e disperato contava poco o nulla.

Io credo che dobbiamo ridare valore e attenzione ad ogni singola vita e ad ogni singola morte, non accettare più che un bambino o un ragazzo lasci questo mondo perché convinto di non potere contare sull’aiuto, la vicinanza affettuosa e partecipe, la comprensione ma anche la guida ferma e autorevole degli adulti. Davanti alla morte di un altro ragazzo, evitiamo di liberarci dall’angoscia dando la croce addosso a questo o a quello, alla famiglia, alla scuola o a una generica «società». Evitiamo spiegazioni facili e sciocche come quelle che possono essere ricavate da un titolo che lega, ad esempio, il suicidio a un brutto voto preso a scuola. L’insuccesso scolastico è diffuso e nella stragrande maggioranza dei casi non porta a reazioni estreme. Un brutto voto o una storia d’amore finita altro non sono gocce che hanno fatto traboccare un vaso che nel tempo, giorno per giorno, si è colmato di infelicità vissute in solitudine senza una persona con cui parlare in piena fiducia e con cui condividere le proprie incertezze e insicurezze. Semmai, piuttosto che avviare processi contro questo o quello, dovremmo interrogarci sulla fragilità che molti di noi, non solo i giovani, dimostrano di fronte alle avversità, sulla incapacità di reagire con coraggio e determinazione alle prove, anche durissime, che la vita ci riserva. Dovremmo ritornare a rimettere ordine nelle gerarchie dei valori e a distinguere quel poco che davvero conta da quel tanto che è superfluo. Per quanto sembri ovvio, vale la pena di ricordare che tra le cose che contano ci sono l’affetto dei genitori che si manifesta anche attraverso il rispetto di regole di comportamento e di relazione valide per tutti, ragazzi e adulti, una scuola attenta, viva, con insegnanti capaci di interessare e motivare gli allievi, un gruppo di coetanei con cui condividere interessi, sogni, gioie e dolori, impegno e attenzione verso chi ha più bisogno. Ci sono tante ragioni per cui vale la pena di vivere ma sta a noi, più con l’esempio che con le parole, indicarle ai più giovani.