IL TEMPO.IT

LO PSICHIATRA
Domenica 3 Febbraio 2002

di VALENTINA SANTARPIA

«SARÀ difficile allontanare da lui il senso di colpa».

Il dottor Piero Petrini, neurologo e psichiatra responsabile del servizio psichiatrico dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, non ha dubbi. Il pericolo più grande per Davide Lorenzi, il fratellino del bambino massacrato mercoledì scorso, è proprio il senso di colpa per la morte di Samuele. «Basta pensarci un attimo» spiega il dottor Petrina. «La madre si è allontanata da casa proprio per accompagnare il piccolo Davide allo scuola bus. I bambini sono già naturalmente propensi a pensare di essere responsabili di ogni evento: di una malattia del fratello minore, di un guaio in famiglia, di un dispiacere della madre. Nel caso di Davide, è abbastanza normale che lui, ripensando a quella mattina, provi rimorso, immaginando che se la madre non fosse stata con lui, avrebbe difeso il fratellino dalla furia omicida».

Come superare allora un senso di colpa così terribile?
«Secondo me l'intera famiglia dovrebbe seguire una terapia per superare il trauma. Mi sembra che la società civile sia molto presente in questa situazione, e aiuti tanto la famiglia Lorenzi, ma è normale che quando il clamore intorno al caso sarà finito, i tre rischino di cadere in una spirale depressiva. E il piccolo Davide ne risentirà sicuramente. Rischia da grande di sviluppare attacchi di panico o crisi depressive».

E se invece la famiglia si trasferisse in un nuovo posto, dove ricominciare daccapo?
«Credo che sarebbe peggio. Aumenterebbe il senso di peccato del bambino, che si sentirebbe in colpa anche per aver sradicato la famiglia».

Ma lo aiuta conoscere troppi particolari della vicenda?
«Sicuramente no. È troppo piccolo per capire, ma abbastanza grande per rimanere terrorizzato. A Davide non vanno dette bugie, ma neanche vanno confidati tutti gli aspetti della vicenda. Quando sarà adulto, potrà sapere e capire. Ora no, ora va protetto e tutelato».

Insomma, l'alone di mistero che circonda la vicenda non aiuta certo il fratello di Samuele?
«Affatto. Il mistero, l'incertezza, i dubbi sul coinvolgimento possibile di persone delle famiglia nel caso, non fanno che aumentare il senso di paura di Davide. Soprattutto se non si dovesse arrivare alla soluzione, e quindi individuare un colpevole, il bambino resterà impaurito e potrebbe sviluppare in maniera eccessiva quegli aspetti nevrotici che fanno parte della personalità di noi tutti».

L'interrogatorio ha peggiorato le cose?
«No, non credo. Era giusto che fosse sentita anche la sua versione dei fatti, anche perchè il bambino è comunque un possibile imputato. La salvezza di quella famiglia potrebbe essere proprio questa: la società che fa quadrato, che con l'affetto e l'amicizia l'aiuta a superare il dramma».