27 Maggio 2002

Scienza, fede, ricerca
è solo questione di simmetrie

Un libro rivoluzionario di un giornalista americano
le grandi leggi della natura esistono davvero?
Dice Johnson: "Il mondo sarebbe matematico
se la realtà non lo mettesse sempre sottosopra"

di DARIO OLIVERO


Il New Mexico è il posto in cui convivono il maggior numero di visioni del mondo. A pochi chilometri di distanza abitano le tribù dei tewa, degli zuni, degli hopi, tutti indiani d'america (pueblo per i conquistadores spagnoli), tutti discendenti dei gloriosi anasazi. E poi chiese cattoliche, confraternite di penitenti, manipoli di sikh, presbiterinai, buddhisti zen, sette millenaristiche. Quasi tutte le religioni del mondo sono concordi nel considerare questa zona come sacra. Ma accanto a loro vivono altre tribù: biologi, fisici, informatici, antropologi che lavorano a Los Alamos e Santa Fe. Montagne sacre, fiumi sacri agli indigeni e resti di basi segrete in cui venne portato a termine il progetto Manhattan e venne tegliato il traguardo della bomba atomica americana. Che cosa accomuna sguardi così diversi sul mondo? Un fuoco interiore, un bisogno di porre ordine nel mondo, un'esigenza di fissare regole e forme, di controllare gli eventi, di esorcizzare il caos. O almeno questa è l'idea di un libro uscito per Instarlibri (prezzo 18,60 euro).

Il libro si intitola, in modo meno appariscente rispetto a quello orginale, "Simmetrie. Scienza, fede e ricerca dell'ordine". Nella traduzione si è perso una pezzo di quello che aveva pensato l'autore: Fire in the mind, fuoco nella mente. L'autore è George Johnson, cinquantenne, giornalista scientifico del New York Times. Ecco quali sono le domande fondamentali alle quali il libro cerca di dare risposta: "Esistono davvero le leggi che governano l'universo? O l'ordine che osserviamo è la proiezione del nostro sistema nervoso, un semplice effetto del modo in cui l'evoluzione ha organizzato il cervello umano?"

Insomma, la questione chiave di ogni filosofia della scienza che si può racchiudere in un'unica grande questione: le regole che l'uomo ha trovato nella natura ci sono per sempre, eterne e immutabili o semplicemente ci sono perché ce le ha messe l'uomo stesso? "Il cervello ci spinge a cercare un ordine - dice Johnson - ma siamo prigionieri del nostro sitema nervoso, condannati a non sapere se stiamo scoprendo delle verità o inventando elaborate architetture".

"Simmetrie" non è solo una riflessione sui fondamenti della scienza, è un viaggio lungo 560 pagine attraverso le più grandi scoperte (o elaborazioni) della scienza moderna e contemporanea. Dall'infinitamente piccolo della fisica dei quanti, all'infinitamente lontano dell'astrofisica alla relatività alla fisica dell'informazione. Un percorso che, oltre a ricostruire i passaggi storici e rendendoli fruibili anche ai non addetti ai lavori, non perde mai di vista la preoccupazione fondamentale. E se il parallelo tra gli scienziati e i credenti che vivono spalla a spalla nel New Mexico sembra un azzardo, ecco cosa dice Johnson: "più ci allontaniamo dai già misteriosi fenomeni quotidiani per studiare eventi che durano una frazione di microsecondo, più abbiamo bisogno di fede: una fede guidata dall'universale desiderio di trovare simmetrie nel mondo".

Per tutto il libro si scivola nella contraddizione assoluta tra un mondo "che di per sé sarebbe matematico" e una realtà che invece provvede immancabilmente a "metterlo sottosopra". Una contraddizone insanabile. Dice uno dei passaggi più ispirati del libro: "Quanto sarebbe semplice la fisica se non fossimo stati abbandonati in questo creato esploso, costretti a cercare geometrie perdute. La nostra sola consolazione è che in un mondo perfetto e indifferenziato noi non esisteremmo: siamo qui grazie alla rottura delle simmetrie".