Al fratello bisogna dire la verità
Domenica 17 Marzo 2002

di Alessandro di Lellis

ROMA— La tragedia di Samuele coinvolge tutta l’Italia. C’è un’altra tragedia della quale si parla poco: quella di Davide, il fratellino di 7 anni. Che adesso vede le immagini della madre in tv e chiede a chi gli è vicino perché la mamma non torni a casa. Che sarà della vita di Davide? Per Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva e docente all’Università La Sapienza di Roma, è importante che al bambino venga detta la verità, ma nei dovuti modi.

Che cosa dovrebbero fare i suoi cari?
«Molto dipende dal fatto che la madre sia colpevole o innocente. Cosa che, ora, non possiamo sapere. Per Davide sarà un periodo difficile, anche se l’avere una famiglia numerosa, con molti cugini, può essere un grosso supporto. Un consiglio: non dovrebbe essere lasciato davanti alla tv. E sarebbe meglio che cambiasse scuola».

Ma che cosa gli andrebbe detto?
«Se la madre è colpevole, bisognerà dargli una spiegazione: “non è che la mamma non volesse bene al fratellino, ma è molto malata, di una malattia grave, che non si vede e colpisce il cervello. Quando l’ha fatto, non capiva ciò che stava facendo. Non lo farà più". L’importante è non tenere segreti con Davide, sarebbe la cosa peggiore. Bisogna dire la verità».

Deve farlo il padre?
«Sì, il padre ha un ruolo molto importante. Ma dovrebbe essere consigliato e assistito da qualcuno, da uno psicologo. Ecco, sarebbe utile che ad avere questo supporto fosse il padre, non il figlio. Non è opportuno che a parlare con il bambino di cose così delicate sia un estraneo. Altrimenti, si sentirebbe sotto accusa lui. Come se fosse lui, Davide, ad avere qualcosa che non va».

La ferita che si porta dentro si rimarginerà?
«Questa esperienza lo segnerà. Ma si può uscire dall’esperienza peggiore, l’importante è avere vicino persone che ti trasmettano calore umano. E che ti diano risposte sincere. Perché l’ambiguità è minacciosa. I segreti vanno svelati. Però non si deve distruggere completamente l’immagine della madre. Agli occhi di un figlio, non può essere trasformata in una strega. Se è colpevole, è una donna che sta male e va curata».

Che idea si è fatta di questa tragedia?
«Questa donna ha molti indizi contro. Se si pensa che sia colpevole, vuol dire che ha un grave disturbo mentale, non saprei quale. Potrebbe essere schizofrenia, ma è soltanto un’ipotesi. Sappiamo che a volte le madri uccidono i figli, talvolta alla nascita. Questo, però, è un caso anomalo, perché dopo oltre quaranta giorni non c’è ancora una confessione. Ma bisogna lasciare almeno un minimo spazio all’ipotesi dell’innocenza».

I Lorenzi cercavano la fuga nella natura, in una casa perfetta. Se fossero rimasti in una città grande e sporca, le cose sarebbero andate diversamente?
«La solitudine è un elemento negativo. Ma questi fatti accadono quando c’è solitudine emotiva, che può prodursi anche in una grande città. Se Anna Maria Lorenzi è colpevole, questo può essere stato un elemento, non l’unico. Aveva avuto, nella notte, un attacco di panico. Le sarebbe stato utile, nelle ore successive, avere accanto una persona. Il medico che l’ha visitata ha effettuato una analisi cardiologica. Ma non è stata fatta una diagnosi psichiatrica sul suo disagio».