Un pacchetto di Marlboro e una domanda

Angelo Aparo

  30-05-2008

Il comune cittadino pensa che una pena sicura sia la giusta risposta per chi commette reato; una pena sicura, sembra chiaro, consiste in una punizione senza sconti per il condannato.

Per chiunque abbia subito l’arroganza di una pistola è intollerabile che l’autore del reato possa tornare in fretta alla sua vita ottusa, col favore di permessi facili e di sconti per chiusura d’esercizio. Si tratta di idee e sentimenti comuni, a maggior ragione fra i tanti cittadini che faticano per mettere in piedi un po’ di stabilità.

Ma che la nostra sicurezza possa essere maggiore se chi abbiamo condannato al carcere in carcere viene pure dimenticato non è un’idea, e nemmeno un sentimento è, piuttosto, un delirio travestito da pensiero.

Dentro una cella dimenticata da un’autorità di cui non si sente la voce, l’arroganza di chi abusa si allena e si tempra, protetta da un rancore che nel tempo la rafforza per restituircela domani più sorda e distruttiva.

Come questo possa essere trascurato proprio dall’autorità preposta a difenderci dai reati e dal degrado è una domanda che non trova risposta. Forse va rivolta al tabaccaio rapinato più che alle autorità che abbiamo delegato.