Da Il Messaggero


Campo corto

giocando a pallone dietro le sbarre
A Noir in Festival un film di detenuti


dal nostro inviato
Paolo ZaccagniniI - COURMAYEUR -

Potrà essere proposto anche un capolavoro, ma l'attuale edizione del Noir in Festival resterà indelebilmente segnata da Campo corto, film di 40 minuti ideato, scritto, diretto e interpretato da un folto gruppo di detenuti del carcere milanese di San Vittore, 2000 ospiti in uno spazio costruito per ospitarne 800.

Uno spaccato diverso della vita carceraria uscito dalla fantasia sbrigliata di Marcelo Nieto, il regista, Alejandro Carino, l'operatore, e Santino Stefanini, che nell'estate scorsa era già stato protagonista di un lavoro di Laurie Anderson, e che, a giudicare da quanto ha riferito il vulcanico uruguaiano, Nieto, "avremo riscritto la sceneggiatu-ra almeno trecento volte", ne è stato il paziente e sapiente sceneggiatore.

"Campo corto" si apre con una frase del suicida Gabriele Cagliari, vergata su un muro ed è stato coprodotto dalla Rai, sede di Milano, che ora dovrebbe trovare tempo e spazio adatti per proporlo.

Ma se pensate che sia un film cupo e triste vi sbagliate di grosso. Attraverso la storia dei campionati mondiali di calcio di San Vittore, 58 le nazionalità presenti dietro le sbarre, gli autori, con nessuna esperienza cinematografica alle spalle, hanno inteso raccontare

Campo corto è divertente e dolente, intelligente, coinvolgente, esilarante, come nella scena della consegna degli effetti personale di un nuovo detenuto punteggiata dalla musica di "Nove settimane e mezzo" oppure nel racconto del povero portiere circondato dal cemento.

Il film è dedicato a Mimmo C., recluso che amava il calcio così tanto da morirci; cadendo si procurò una lesione mortale: un lavoro che vuol dimostrare - e ci riesce - che il carcere può e deve essere non più via di non ritorno ma speranza.

Con la voce rotta dalla commozione, Nieto ha detto ai moltissimi liceali presenti "Voi state girando adesso il vostro film, è come se aveste con voi una telecamera, vorrei che giraste il film più bello".

Un piccolo gioiello, Campocorto, prezioso quasi quanto la frase di un agente di custodia con 18 anni di servizio, "chi l'ha detto che in carcere non si cambia