GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE

 

Livia Nascimben

Riunione del 29-05-2003 - Rapinatori e rapinati


Ieri al Penale Dino ha proposto di sviluppare alcune riflessioni attorno ad uno degli ultimi fatti di cronaca: un tabaccaio rapinato da due delinquenti impugna la pistola, spara loro e ne ammazza uno. Legittima difesa o abuso del proprio potere sull’altro?

Secondo Dino chi rapina dà alla propria vita il valore di ciò che ruba e chi si vendica col rapinatore attribuisce lo stesso valore alla propria vita di quello del suo carnefice.

Uno dei presenti racconta un episodio della sua vita in cui lui è stato prima vittima di una rapina e immediatamente dopo artefice di un’altra a discapito dei suoi rapinatori per riprendersi ciò che gli era stato tolto, invertendo i ruoli e trasformandosi da aggredito in aggressore.

Per Claudio ci si difende da una violenza quando senti di essere colpito nei sentimenti, nella dignità.

Diego aggiunge che dopo aver sopportato il peso di ripetute rapine senza aver mai reagito, così come era successo al tabaccaio di Milano, arriva il giorno in cui esplodi, come nel raptus.

A tutti interessa la discussione e sembra che possa diventare un terreno fertile di scambio; Aparo indica una direzione da seguire sottolineando l’importanza di dare spazio ai sentimenti e alle motivazioni che possono spingere un individuo a compiere un reato e un altro a reagire alla violenza subita commettendone a sua volta.

Sono i sentimenti a fare scattare l’azione: non si ruba per ottenere un guadagno economico e la reazione della vittima non è proporzionale a quanti soldi le sono stati rubati, si ruba per chiedere qualcosa, per riprendersi qualcosa che ci sembra ci sia stato ingiustamente sottratto, si reagisce a una rapina perché ci si sente lesi. Bisogna distinguere la dichiarazione da ciò che sta dietro: “rubo perché mi servono i soldi” è una copertura rispetto a bisogni più profondi.

E ancora, se un rapinatore si identificasse con i sentimenti del suo rapinato, non riuscirebbe a fare rapine tanto facilmente: entrare nei sentimenti della vittima non consente di fare il carnefice tranquillamente.

I sentimenti svolgono una funzione importante nell’orientare le nostre azioni: non stupisce che un bambino che viene stuprato diventi a sua volta un adulto pedofilo e non dovrebbe stupire che un tabaccaio che viene tiranneggiato reagisca diventando delinquente così come lo era il suo rapinatore.

Quando patisci passivamente un’invasione del tuo spazio, una condizione soffocante in cui senti di non avere margini di scelta, senti la necessità di riprenderti ciò che era tuo anche se non sempre possiedi gli strumenti per articolare in una richiesta di aiuto la tua sofferenza affinché possa essere accolta. L'abuso di potere sull'altro è una risposta all'esperienza sofferta della passivizzazione. In questo senso, le rapine producono delinquenza e i rapinati sono potenziali delinquenti.

E il racconto che segue è un esempio di come il sogno che tutti noi culliamo di riprenderci ciò che ci è stato tolto possa prendere forma:

Ero in macchina con mio cugino quando cinque banditi ci hanno fermato per rapinarci: ci hanno minacciati e immobilizzati, io avevo un coltello piantato in gola e mio cugino una pistola puntata addosso, ci hanno derubati dei nostri averi e noi, senza possibilità di reagire, siamo stati ai loro ordini per paura di essere uccisi. Io gli ho solo detto di stare attenti perché se ne sarebbero pentiti.

Dopo essersi impossessati dei nostri soldi, i cinque delinquenti sono scappati via ma sono riuscito a vedere il colore della loro macchina e li abbiamo inseguiti. Quando li abbiamo trovati, mi sono affiancato alla loro macchina, gli sono andato contro e li ho fatti fermare sbattendoli sul marciapiedi. Ho preso la pistola, mi sono fatto ridare i miei soldi e anche i loro. Mi hanno detto che i soldi gli servivano per andare a dormire in albergo, gliene ho restituiti un po’ e me ne sono andato.

Secondo Marcello (che era venuto a farci un salutino e ne ha approfittato per arricchire la discussione!) rapinatore e rapinato sono accomunati dal sentimento della paura: il rapinatore si sente impotente rispetto alla propria vita, ha paura e la agisce e il rapinato trova nella paura la volontà di vendicarsi.

Per Emilia il primo sentimento che provi quando vieni derubato di qualcosa è un enorme dispiacere seguito da un’incredibile rabbia.

Claudio dice che secondo lui l’esposizione a continue notizie di violenza da parte di delinquenti nei notiziari e in talk-show televisivi, porta a covare rabbia nel cittadino e ad accrescerne sentimenti ostili.

A questo punto dei lavori, il Prof suggerisce ad ognuno di scrivere ed indicare quali siano secondo lui gli obiettivi della discussione: per preparare un confronto con i cittadini bisogna essere sicuri di avere chiaro in mente quali obiettivi abbiamo e che cosa vogliamo offrire al confronto!

Dal giro di interventi è emerso che gli obiettivi principali a cui il gruppo fa riferimento sono: