Carcere e città


Vincenzo Samà


La presenza all’interno del tessuto urbano di un edificio che si caratterizza come carcere e quindi come luogo di reclusione, produce effetti significativi su diversi ordini di scala. Sul piano della comunicazione, ad esempio, è vivo un rapporto costante e continuo tra la popolazione reclusa e quella libera, comunicazione che si attiva anche per ciò che concerne la formazione. Da oltre quindici anni, infatti, vengono proposti, a diversi livelli opportunità formative. Oggi possiamo verificare che esistono scuole, dall’alfabetizzazione alla Scuola media, ai corsi professionali, alla Scuola Media Superiore, all’Università. Oltre a questa variegata offerta formativa sono attivi diversi laboratori di carattere espressivo e/o artigianale. La proposta di formazione, ricca ed articolata, mira sia all’acculturazione dei detenuti che alla formazione di professionalità da spendere sul mercato del lavoro per un futuro reinserimento sociale.

I formatori che entrano in carcere sono insegnanti a vario titolo che appartengono ad enti o istituzioni ma anche volontari che si occupano di aspetti significativi della formazione laddove le istituzioni sono assenti. Grazie allo spirito di abnegazione di uno stuolo consistente di docenti volontari sono, infatti, presenti due corsi di scuola media superiore che offrono ai detenuti la possibilità di conseguire il diploma di ragioneria oppure quello di operatore turistico. La contiguità tra la Casa Circondariale di San Vittore e il tessuto urbano rende impossibile uno scambio continuo e costante tra i cittadini detenuti e i cittadini liberi che portano il loro bagaglio di professionalità, di umanità e di solidarietà all’interno di una realtà dove la deprivazione caratterizza ogni momento dell’esistenza di nostri pari.

È proprio grazie a questo continuo scambio, attuato da tutti coloro che intervengono all’interno del carcere, che la pressione interna viene mitigata e quindi resa possibile una esistenza più vicina a quella umana. Lo scambio e la vicinanza rappresentano il presupposto per una formazione che determina una relazione, condizione ineludibile per un futuro rientro nella società; in quella società capace di accogliere a partire già dal dentro.

Allontanare dal tessuto urbano la realtà carceraria contiene in sé un meccanismo di rimozione sociale che ha come effetto principale la volontà di occultare ciò che disturba, ciò che è diverso; mentre la presenza nella società di elementi caratterizzati dalla diversità può essere il luogo dell’incontro, dal confronto, dell’arricchimento, proprio attraverso la proposta di uno scambio continuo che consenta di instaurare una reale comunicazione.

La casa circondariale di San Vittore, proprio per le sue specificità, si caratterizza come un edificio diverso dagli altri e come un edificio pieno di diversità. Questa peculiarità se accolta e recepita come valore potrebbe dare luogo alla costituzione di un laboratorio sociale sia per ciò che attiene la questione dell’eversione nella sua complessità, sia per quanto riguarda la multicultura.