Vai con Dio, Amigo

 

Dino Duchini


Si sentiva fluttuare nell'aria, l'aria era diversa, lo avvolgeva, lo penetrava, lo superava. Anche il sole, quel raggio tiepido che lo confortava, invitante ad immergervisi come in una sensazione di affetto; quel raggio che si rifletteva sui capelli corvini, faceva notare i primi ciuffi bianchi; quella sembrava l'unica differenza che gli anni avevano lasciato.

Gli anni, il tempo erano passati; 10 anni da quando con i ceppi ai polsi era giunto alla matricola del carcere, orgogliosamente disperato. Imputato di reati gravi, che la sua fedina penale aggravava ulteriormente, convinto della sua innocenza, colpevole!! Si aprivano davanti a lui le porte dell'inferno, sofferenza, umiliazione, disperazione e l'incertezza di riuscire a farcela anche questa volta!

Ora sapeva, ce l'aveva fatta, il suo sguardo appariva quello di un bimbo ai primi passi. Il rumore dei cancelli che si chiudevano alle spalle, le formalità burocratiche in matricola che sembrano infinite e poi finalmente il CLACK fragoroso, liberatorio del passo carraio, l'ultima porta, che si richiude alle sue spalle.
Libero, Libero urlava la sua anima!!!

L'aria, il sole, il cielo, i rumori della città diventati negli anni estranei, l'anestesia carceraria che tutto ovatta, scomparsa! Niente più muri, cancelli, sbarre a delimitare lo spazio, niente più: "scusi signor agente posso?". Poteva, poteva fare qualsiasi passo a destra o a manca, in fin dei conti la libertà non è usufruire di questo o di quel bene, ma usufruirne quando si vuole e non quando te lo concedono gli altri!

Però, figuriamoci se non c'è un però nella vita dei maledetti, sentiva ancora un forte magone in gola, le lacrime che inumidivano i suoi occhi castani ed il groppo allo stomaco erano ancora lì. Gli impedivano di godere appieno della sua ritrovata libertà, un attimo e gli tornarono in mente i suoi compagni di carcerazione, visi, occhi, labbra che con il tempo si sarebbero inevitabilmente sbiadite nella sua memoria, sbiaditi, non dimenticati perché il carcere non si dimentica mai e con esso tutto ciò che comprende.
Compagni che lasciava in carcere, tra tutti, due di quei visi non sarebbero sbiaditi neanche con l'eternità. Non gli riusciva di toglierseli da dinanzi agli occhi, gli appartenevano, erano dentro il suo cuore.

Il caso li aveva uniti con un amicizia che andava oltre alla semplice parola, già di per se stessa impegnativa, "amicizia". Quella amicizia, che ora rendeva felici i due rimasti dentro perché il loro amico era uscito, impediva a lui di godere appieno della libertà ritrovata! Tutto questo si era manifestato nel loro ultimo giorno comune di detenzione, un giorno veramente irripetibile per le sue sensazioni.

L'avevano passato, nonostante gli impegni lavorativi, a scherzare, a ridere, volevano festeggiare, c'erano riusciti nonostante aleggiasse pesante la sensazione della separazione, unita alla consapevolezza che, di tre, due rimanevano in cattività. Gli scherzi succedutesi fino a notte fonda avevano visto sempre e comunque il liberante subire, gli toccava… il suo carattere alcune volte superbo si era dovuto adattare. Nei momenti in cui una battuta metteva in evidenza, senza volere, quella che sarebbe stata la nuova differente situazione personale tra loro dall'indomani, le risate si impregnavano di tristezza e tradivano lo sforzo di conservarsi spensierate.

Ciò non bastava a incrinare quel momento, come per magia, nonostante tutti notassero tutto, ogni comprensibile scoramento veniva assorbito dalla positività del momento. Solo al momento del loro ultimo saluto la commozione luccicava nei loro occhi, occhi di uomini cinquantenni, avvezzi a molte sofferenze e a poche gioie. La tenerezza prendeva il posto del cinismo, l'affetto quello della tristezza… e si creò quel transfert che diede felicità a chi rimaneva e tristezza nostalgica a chi andava via dall'inferno.

Fu a quel punto che i due dissero all'amico: "vai non ti voltare, sai che porta sfortuna, porta un poco di noi in libertà con te, anche se non ci potremo rivedere la nostra amicizia sopravviverà, abbi cura di te, vai con Dio amigo!"

Quell'ultimo momento con i suoi due compagni era quello che nella sua anima si assestava, mentre si immergeva nella sua ritrovata libertà, verso un cielo azzurro privo di nuvole.