Carrellata

sul convegno sulla sfida

 

di Antonella Cuppari

 

Fondazione Prada
Milano, Via Fogazzaro 36

10 OTTOBRE 2002, Mattina

 

Luigi Pagano
Direttore Casa circondariale di San Vittore, Milano

Il carcere è qui oggi a questo convegno come Cenerentola che arriva al ballo senza però l'intervento estetico della fata. Già questa è una sfida ad aprirsi, ad uscire e a superare le quattro mura che lo isolano. La nostra sfida è quella di cambiare il carcere dall'interno e non giustificarne la presenza.

 

Gustavo Pietropolli Charmet
Professore di Psicologia Dinamica, Università degli studi di Milano-Bicocca

Gli adolescenti di oggi sfidano? Molti adulti credono di no. Gli adolescenti di oggi tacciono. E' tramontata l'epoca della sfida al padre; la nuova sfida è più sommessa e mite da codificare con nuovi strumenti. Gli adolescenti si trovano a vivere un periodo delicato in cui la sfida è fondamentale. Il proprio corpo diventa più complesso di quello infantile e ci si accorge della complementarità. Da ciò nascono un conflitto mente-corpo e le conseguenti sfide. Ecco allora che l'adolescente si illude di poter controllare le trasformazioni del proprio corpo attraverso manipolazioni violente di esso (piercing, tatoo..) e diventa consapevole della morte; le trasformazioni corporee sono meravigliose, ma il ciclo di vita procede.

Così nascono i tentativi di materializzare l'idea della morte, di esternalizzare la propria sfida; questo per dimostrare che, nonostante l'inettubilità della morte, ci sono condotte concrete, soluzioni in grado di superarla. L'adolescente sente anche il bisogno di battere le paure infantili; da qui l'urgenza di morire come figlio per rinascere come guerriero.

Tutto ciò che fa paura diventa allora affascinante (film horror, giostre pericolose…); si mettono in atto sfide dove l'aggressività viene ritualizzata attraverso condotte pericolose.

 

Edoardo Boncinelli
Direttore Scuola Internazionale Studi Avanzati, Trieste

Il nostro cervello è, tra le tante cose, un elaboratore di informazioni provenienti dall'esterno che usa i sensi. I nostri sensi non osservano il mondo, ma lo interrogano con domande precise e selettive che sono diverse da specie a specie. I nostri sensi sono istruiti a fare domande giuste. Noi uomini tendiamo a disprezzare le basi che ci formano, eppure l'inizio della conoscenza è una domanda parziale e arbitraria. [… ] Il nostro è il Paese delle ideologie, delle rappresentazioni sociali che l'uomo si fa della realtà; esse sono belle e coerenti, insomma sembrano spiegare tutto. Ma non è possibile che la realtà sia più bella di tutte le ideologie? Non è che queste in fondo fanno un torto alla realtà?

La sfida personale che voglio portare avanti è sviluppare un approccio sperimentale per guardare in faccia la realtà e porle delle domande senza conoscere in anticipo la risposta.

 

Massimo Cacciari
Professore di Estetica, Università di Venezia

La parola sfida non ha un equivalente in lingua latina; è stata coniata nel Medioevo e letteralmente vuol dire "rompere un fidus, dividere, separare, rompere un patto" (Dis-Fidus). Il termine inglese per sfida è "to challenge / to face" che significa letteralmente "guardare il pericolo e affrontarlo. Il termine tedesco per sfida è "heraus-fordern", che significa letteralmente portare avanti con forza una pretesa esigente. Ma qual è questa pretesa? La sfida è con se stessi, è a non pretendere una sicurezza, a non voler essere immuni. La sfida fondamentale è essere capaci di munus, di dono. Quali sono le caratteristiche di questa capacità di dono?

Questo dono gratuito costituisce un'arma fondamentale, perché mette in silenzio l'altro. A causa di questa gratuità si ritorna alla sfida negativa, perché questo dono viene vissuto dall'altro come la massima violenza.

Ecco così che la sfida, al di là della accezione acquisita, è una provocazione a se stessi come capaci di munus e che porta a conseguenze derivate dalle caratteristiche del dono.

 

Gherardo Colombo
Sostituto Procuratore della Repubblica, Tribunale Ordinario di Milano

Per chi fa il giudice o il magistrato come me, l'unica sfida può essere solo con se stessi. Il magistrato deve fare in modo che la sfida che si trova ad osservare tra due persone in conflitto non entri dentro di sé facendogli assumere un'ottica parziale. La sfida del magistrato è fare in modo che le parti in causa abbiano le stesse possibilità. Quindi dall'originario prefisso di separazione "dis" presente nella parola sfida, nel caso del magistrato il nuovo prefisso è "con"; è attraverso la con-divisione che è possibile crescere. Con la separazione la crescita è davvero molto dura.

 

Natalia Aspesi
Giornalista

Sono una giornalista che cura una rubrica in cui arrivano ogni giorno moltissime lettere; la mia è stata una sfida al dissenso dei miei colleghi che consideravano parlare dei sentimenti come degradante, è stata una sfida alla convenzione delle rubriche perché di solito chi tiene le rubriche dà consigli. Io non so dare consigli, ma permetto alle persone di scrivere qualcosa di loro; del resto parlare con una persona che non si conosce è un po' parlare a sé stessi. Ecco così che attraverso la mia rubrica arrivano sfide quotidiane: sfide in amore, sfida degli omosessuali, sfida dell'handicap.

 

Imma Battaglia
Presidente Associazione Digayproject

Posso essere considerata il prototipo di una persona sfigata: donna, meridionale, lesbica. La mia vita è stata una sfida per trovare la mia identità, per essere me stessa senza ambiguità. La mia sfida è stata un impegno per affermare me stessa, per capire il perché sono al mondo; una sfida contro la vita che mi era stata stabilita dalla cultura. Sfida contro i modelli che ci impongono. Io sono sempre stata una donna, e non un "maschio mancato" come molti mi definivano a causa della mia ribellione per tutto ciò che prestabiliva come dovevo essere.
La mia omosessualità non è un fatto prestabilito e centrale; sono diventata omosessuale a 20 anni. Ciò che contano sono i sentimenti; io mi ero innamorata e mi sono lasciata guidare dai miei sentimenti, sentimenti indirizzati nello specifico verso una donna. La mia è una sfida pubblica per affermare ciò che era sommerso attraverso la provocazione. Una provocazione che potrà portare all'integrazione. Non esiste una normalità o un'anormalità ma solo individui con sentimenti.

 

Antonio Martella
Operatore sociale

Sono un ex detenuto. La mia sfida è quella di ricominciare. A sei anni fui mandato in collegio dove subii violenze, pestaggi, chiuso notti intere in bui sgabuzzini… ancor oggi il buio mi fa un po' paura. A tredici anni, una volta uscito dal collegio, desideravo vivere, sfidare chi mi aveva trattato male, chi mi aveva annullato. Così cominciai a delinquere e nel 1991 venni arrestato. Mi cominciai a chiedere se fosse giusto che mia moglie e i miei figli soffrissero e pagassero per la mia sfida personale. Mi cominciai a chiedere se il danno che io facevo quando rubavo, lo facevo alla vecchietta alla quale rubavo o alla suora che nella mia testa volevo punire per quel che avevo sofferto in collegio.
Adesso lavoro con ragazzi disabili, ma non sono d'accordo su come la società mi ha accolto adesso. Io sono qui con una mia nuova sfida; sto cercando di cambiare. Però vedete di cambiare anche voi.


 

10 OTTOBRE 2002, Pomeriggio

 

Enzo Funari
Professore di Psicologia Dinamica, Università degli Studi di Milano

Nell'accezione comune la sfida è un evento in cui è compresa la competitività, l'aggressività, l'impulsività e dove vengono a galla problemi di supremazia. Ma la sfida è anche miglioramento e competenza.
Vi sono delle situazioni particolari in cui la sfida cambia volto e si presenta come competitività il cui esito è trasformativo:

 

Franco Bomprezzi
Giornalista

Le sfide nella vita ci sono sempre; non si può rimanere neutrali al destino. Io sono considerato una persona disabile e molti dicono "costretto sulla sedia a rotelle". In realtà io sono libero sulla mia sedia a rotelle. La mia sfida, come del resto credo tutte le sfide, consiste nel trasformare i limiti in risorse, cambiando il punto di osservazione. La mia sfida è anche combattere la paura della contaminazione e del contagio culturale. Per vincere una sfida è fondamentale l'autostima; in una società dell'estetica come sinonimo di successo occorre costruire un'estetica della disabilità. La ragazza della lettera letta dalla dottoressa Aspesi, che si è suicidata a seguito di un incidente che l'aveva sfigurata e menomata, è la manifestazione di una società la cui comunicazione spesso risulta letale. La mia non è la sfida di un disabile, ma la sfida di un Super-Abile; una sfida che mira a combattere le separatezze.

 

Gianfranco Ravasi
Monsignore, teologo

La sfida è una parola che ha in sé una doppia accezione che è anche riconducibile alle sacre scritture. Da un lato sfida come grande peccato (s-fida: senza fede); esempi sono il peccato originale dove Adamo sfida Dio e mira a possedere la conoscenza, e l'episodio della Torre di Babele, dove gli uomini sfidano Dio tentando di arrivare sino al cielo. Kirkegaard parla di sfida come fede, rischio, inquietudine ad andare oltre verso la ricerca dell'Oltre, dell'Altro.
Ecco così che peccato e fede possono essere entrambi catalogati come sfida; è l'atteggiamento dell'uomo che determina il tipo di sfida che il singolo porterà avanti. […] L'uomo ha dentro di sé un grande squartamento, costituito dal fascino del bene e allo stesso tempo del male.

L'uomo ha dentro di sé un versante tenebroso, sconosciuto e inconscio che può diventare luminoso attraverso la sfida. Questo passaggio dalle tenebre alla luce, è come un parto dolorosissimo che però porterà ad una gioia immensa. E' come la danza della ballerina, è come le acrobazie dell'acrobata… una sfida creativa.

 

Pasquale Ferrante
Professore associato di virologia, Università degli Studi di Milano

Molti virus per sopravvivere trasgrediscono al proprio codice genetico; ciò può essere rischioso ma la polimerasi (enzima implicato nella riproduzione), sbagliando la lettura del codice genetico del virus, permette il non-riconoscimento di questo da parte del sistema immunitario. Ecco che quindi la trasgressione può avere un effetto positivo. Questa è la trasgressione del virus; in generale la trasgressione, l'andar oltre è fondamentale per l'evoluzione. Dal diverso ci si arricchisce. Nella biologia, il contrario dell'evoluzione è la clonazione, la riproduzione esatta; ed è per questo che non andrebbe mai presa in considerazione.

 

Marc Quinn
Artista

Come artista, le mie opere d'arte rappresentano una sfida. Io faccio sculture di persone con arti monchi; in questo modo io sovverto l'aspettativa di quelle persone che pensano di vedere nella mia scultura qualcosa di vecchio, antico e frammentato con qualcosa (al contrario) di reale, intero, attuale. E' una sfida deduttiva che va sotto la pelle delle persone prima che queste avvertano la sfida. Inoltre le mie opere permettono alle persone rappresentate di vedere il proprio corpo come un'opera d'arte e quindi bello.

Tutte le possibilità che la vita ci offre vengono limitate dalla normalità. Sfida è capire che il modo in cui viviamo è uno dei tanti possibili modi in cui si può vivere. Come artista io mi sfido, sfido i miei preconcetti; in questo modo posso cambiare opinione e cambiare significa sentirsi vivi. Io voglio sentirmi vivo.

 

Tom Yendell
Artista

Io ho posato per Marc Quinn. Guardarmi allo specchio la mattina è sfidare l'interpretazione di noi stessi. Essere modello delle sculture di Marc mi permette di sfidare l'osservatore e spingerlo a guardarmi per come io so di essere e non per come credono di vedermi.

 

Edoardo Albinati
Scrittore, insegnante nel carcere di Rebibbia N.C.

Io insegno nel carcere di Rebibbia e il mio lavoro è un continuo mettermi alla prova per vedere dove sono i miei limiti. Ma qual è la ricompensa di una sfida, del sacrificio, del rischio, dell'esporsi che caratterizzano una sfida? Se non rispondiamo a questa domanda rischiamo di vedere della sfida solo l'attimo e non il premio.

 

Stefano Boeri
Architetto

Io voglio prendere in considerazione un particolare tipo di sfida, e cioè la sfida come attraversamento dello spazio. Non tutto ciò che avviene attorno a noi incontra la stessa facilità di cambiamento. Il mar Mediterraneo rappresenta uno spazio particolare; è una sorta di continente solido e liquido, dove lo spostamento è difficile perché ci obbliga ad assumere un'identità più ridotta. Ognuno deve infatti abbandonare l'identità che ha sulla terra ferma per essere invece o marinaio, o clandestino, o turista; tutto il resto va lasciato alle spalle.

 

Hans Ulrich Obrist
Curatore del Musèe d'Art Moderne de la Ville de Paris

Sono curatore del Musèe d'Art Moderne de la Ville de Paris. La sfida che sto portando avanti è una nuova concezione di conferenza; conferenza come spazio di intersezione dove viene lasciato più spazio per i coffe-break. Non solo. Altra sfida è la creazione di mostre itineranti che permettano un allargamento e una produzione della conoscenza. Mostre che si evolvono nel tempo, che vanno al di là della standardizzazione e che permettono il dialogo. Insomma l'idea è creare un gruppo che permetta di mettere in contatto discipline diverse attraverso una mostra.

 

Giovanni Davide Maderna
Regista

Sfida è tensione a dare il meglio di sé, in modo non prevaricante e non maligno. E' diverso dall'accezione sterile e comune che viene data al termie sfida come un'imposizione agli altri. Sfida come mancanza di fiducia e come imposizione è contrario ad un altro termine che è accettazione. La sfida che intendo io invece no. E' una sfida come dono e accettazione. Non sempre superare i limiti è più positivo che accettarli; senza dubbio l'uomo sarà in grado di arrivare a possedere i segreti della scienza, ma non prima di essere in grado di gestirli.

"e più lo ingegno affreno ch'i' non soglio,
perché non corra che virtù nol guidi
"

 

11 OTTOBRE 2002, Mattina

Giulio Giorello
Professore di Epistemologia, Università degli Studi di Milano

La sfida è un atto pubblico di fronte ad una comunità o a Dio; essa ha portato allo sviluppo della civiltà occidentale. La sfida è un confronto pubblico, è un rituale che però viene portato avanti per ragioni private. Nelle sfide i confini fra le parti si sfumano; la sfida è una forza che riplasma il mondo e i suoi confini.

 

Antonio Aloni
Professore di Letteratura Greca, Università degli Studi di Torino

La sfida è sempre un atto individuale che si realizza nel confronto di una persona rispetto ad un'altra. Nelle sfide antiche vi è una contraddizione; da un lato la battaglia coinvolge un esercito, ma quando si arriva al dunque, sono i due eroi da soli a doversi fronteggiare. Esistono diversi tipi di sfide:

 

Rossella Prunetti
Body Builder

La sfida del body builder non riguarda solo il corpo, ma anche la mente che è l'attrezzo più potente che si ha a disposizione. La sfida è articolata in obiettivi non solo al corpo ma anche alla mente, al sé, alle proprie insicurezze; per alcuni, i muscoli diventano una corazza di armatura per sfidare e far paura ai "nemici". La sfida del body builder è anche rivolta alla società e ai suoi stereotipi legati al genere sessuale. La sfida del body builder è una sfida che si vince perché si possono imparare moltissime cose e perché molte persone, tra le quali anoressiche, tossicodipendenti…, hanno trovato in questa attività sportiva la propria salvezza

 

Piergiorgio Odifreddi
Professore di Logica Matematica - Università degli studi di Torino

In passato i matematici si guadagnavano da vivere lanciando sfide matematiche ai propri rivali. Ecco così che si scopre che la scienza matematica ha questi aspetti mondani. Il termine sfida ha in sé un significato negativo (dis-fida); ma chi è il primo che ha sfidato in tal senso, cioè attaccando la fede e la verità? E' stato il diavolo; nella sfida ritroviamo la ripetizione di quello che il diavolo ha fatto la prima volta. Una sfida alla divinità, per la conoscenza della differenza tra il bene e il male.

La sfida consiste nell'eliminare l'olismo della divinità per conoscere la differenza tra vero e falso. E' una battaglia diabolica; è un tentativo da parte della coscienza di appropriarsi dell'inconscio. Ciò è visibile nelle opere d'arte, nel pensiero e anche nella matematica; in questa si cerca attraverso lo sforzo di descrivere in maniera razionale (legge fisica) ciò che prima era irrazionale.

 

Gianni Vattimo
Professore di filosofia teoretica, Università degli Studi di Torino

Sono in lutto per l'approvazione della legge Cirami quindi vi distribuisco quello che doveva essere il mio intervento sulla sfida

 

Loic Jean-Albert
Sky-diver

Nel mio sport la competizione è inutile; la sfida è unicamente personale. Dove non c'è competizione la sfida sta nell'immaginazione (es. inventare nuove posizioni…). Il sogno di qualsiasi uomo è quello del volo, di avanzare lentamente di spingersi oltre. Il desiderio più grande è quello di non cadere ma di continuare ad avanzare. Nel mio sport ci si muove solo col proprio corpo; è diverso dal deltaplano o dal paracadute. E' una sensazione di assoluta libertà. Un po' di paura è necessaria e vitale, però, perché ci permette di conoscere i nostri limiti

 

DIBATTITO

 

Angelo Aparo
Docente di psicologia della devianza

La sfida è una progressione. Non vi è vittoria assoluta, né tantomeno verità; l'uomo non vive nell'assoluto ma in una realtà. La vittoria è su dei limiti che caratterizzano la nostra realtà; è in questa realtà che progrediamo. Questo convegno è una sfida che sta permettendo una progressione nella comunicazione fra le diverse parti della società e della realtà.

 

Piergiorgio Odifreddi
Professore di Logica Matematica - Università degli studi di Torino

Quando riconosciamo la non esistenza degli assoluti dobbiamo cercare di convivere con questa mancanza. Facciamo l'esempio del comunismo: alla fine quelli che erano i propositi assoluti si sono rivelati un'utopia. Ma se uno non crede più in questi propositi assoluti, allora che mete ha?

 

Pasquale de Gregorio
Navigatore

La sfida è in ciascuno di noi e consiste nel tener testa alla fiamma del dubbio e alla ricerca della verità. La sfida è contro le verità assolute, è contro l'omologazione, agli schematismi e ai luoghi comuni. Se ognuno riesce a mostrare agli altri il proprio lavoro interno e ciò che produce allora c'è qualche speranza.

 

 

10 OTTOBRE 2002, Pomeriggio

Mario Perniola
Professore di Filosofia estetica, Università La Sapienza di Roma

Per me nella sfida la forza è relativa, mentre è importante la prova di grandezza. Non comporta solo trasgressione, scontro, esame. Implica anche riflessività, valutazione di sé; implica coraggio e sorpresa. E' una sfida che comporta l'affermazione dell'autonomia di valori simbolici. La sfida è nei confronti di coloro che appiattiscono il piano simbolico al piano puramente economico; ecco il senso di alcune pratiche terroristiche, come quelle dei black block, che sono la conseguenza estrema di un contesto dove il piano simbolico viene negato. L'estetica è il piacere senza interesse e costituisce un territorio di autonomia dall'economia.

 

Pap Khouma
Pubblicista

La sfida di uno straniero come me è la sfida dell'integrazione, per avere una vita normale. Arrivato in Italia dal Senegal nessuno di noi parlava italiano; io ho così deciso di studiarlo, per cominciare a rompere quei muri che mi separavano dal resto della società. Ho poi sposato una ragazza italiana e i miei suoceri mi hanno sempre chiesto perché noi ragazzi di colore non sposiamo donne di colore; ecco che allora emerge un paradosso. Da un lato si vuole che gli emigrati si integrino con la società in cui vivono, dall'altra quando lo fanno si dice "mogli e buoi dei paesi tuoi"!! La sfida è anche quella di una società mista, una sfida ad affrontare le paure legate ad una società multietnica. Le mie origini sono un miscuglio di provenienze eppure queste non intaccano la mia persona. Io ho un'unica identità e quelle sono tutte ricchezze messe insieme.

 

Pasquale de Gregorio
Navigatore solitario

La mia avventura non è stata una sfida, ma un desiderio nella mia mente. E' importante che ciascuno abbia dentro di sé delle spinte, delle curiosità. Bisogna però confrontarsi con la realtà. In tutto quello che ho fatto non c'è stata sfida ma il piacere di fare le cose. La sfida consiste per lo più nell'arrivare alla linea di partenza, superando gli schematismi, i luoghi comuni che dicevano che chi non avesse fatto le olimpiadi non sarebbe stato in grado di affrontare questa avventura. La mia attività mi ha dato la possibilità di dare a quelli della mia età e ad altre persone l'idea che è sempre il momento giusto per non rinunciare, senza aver provato. Questo sempre conoscendo e accettando i propri limiti.

 

Agata Primo Robson
Detenuto transessuale

Sono transessuale e la mia sfida è stata quella di farmi rispettare dalla società per quello che sono. In carcere ero isolata da tutti; cosa avrei dovuto fare? Ribellarmi, tagliarmi? Odio rispondere all'odio con l'odio. Ho così voluto dimostrare di essere come gli altri; ho cominciato a fabbricare vestiti e ho acceso l'attenzione della gente. Ecco che si è aperta la strada per una nuova vita. Una persona non deve fare quello che desiderano gli altri; trovo più rispettoso essere quello che si è. La mia sfida è continuare a lottare fino in fondo per aprire la porta a tutte quelle persone che come me sono in carcere.

 

Zarina Bhimji
Artista

L'opera d'arte che adesso presenterò è costituita da una serie di immagini accompagnate da dei suoni e che fanno riferimento alla cacciata degli asiatici dall'Uganda da parte del presidente Amin. Non ho utilizzato la narrativa ma solo effetti sonori per permettere a tutti di afferrare il suono di queste scene terribili…. "Un suono di qualcuno che cade a terra morto per strada"…. Con questa opera ("Out of Blue") non voglio fare una riflessione sulla mia storia (io sono un'asiatica che viveva in Uganda e che è stata costretta ad emigrare in Gran Brettagna ) ma voglio prestare ascolto alle differenze delle ombre e dei dettagli della vita, voglio ascoltare coi miei occhi per accogliere un filo di luce, voglio analizzare attraverso le immagini il significato di parole come eliminare.

 

Adriano Sofri
Scrittore

La sfida è una scommessa di essere all'altezza dell'idea che ci si è fatti di sé e che si è ricevuta; è una sfida che non finisce mai se uno non prende le distanze da tutto questo. Io sono in galera da sei anni e sono vivo; questa è la mia risposta ad una sfida che mi è stata lanciata. Ho dentro di me un soprassalto di aggressività, di vendetta che cerco di controllare perché non mi può migliorare; la mia è una sfida di una comunità che attraverso la rivoluzione voleva il mondo. Le sfide più belle sono quelle che utilizzano la capacità di attingere alle proprie risorse interiori rispetto alla bellezza esteriore.

 

Giulia Fonti Bellati
Direttore Istituto di Ricerche di mercato, Mesomark

Cosa pensano gli italiani della sfida? La sfida è il desiderio di superamento dei propri limiti; limiti che si trasformano poi in un valico da superare. Come primo impatto il termine sfida evoca conflitto, competizione, confronto. E' solo quando si pensa a sfide future che si passa a sfide più astratte, più collettive e condivisibili.

 

Emilia Patruno
Giornalista e curatrice del convegno

Il carcere porta ad una infermità del corpo. Le sbarre del carcere costituiscono un limite. La sfida in generale nasce quando c'è un limite e si vuole andar oltre. Spero che il discorso del carcere possa avere un futuro e possa diventare una sfida più pacifica. Le persone che si interessano a ciò che accade nel carcere sono persone che potrebbero essere definite metà sceriffi e metà fuori-legge che cercano.

 


Scritti dal convegno