3 Luglio 2001

Buona sera!

Un attimo fa stavo guardando il sito e ho trovato ciò che ha scritto Sisto, sul Forum del Raptus...

Forse era esattamente a questo che il convegno sarebbe dovuto arrivare, al di là delle definizioni, a capire che cosa può portare all'esplosione di un raptus, a capire se davvero esiste un motivo, se è un gesto di un secondo o se è un cammino silenzioso che ha come arrivo il baratro.

Sentire un'esperienza raccontata da chi l'ha vissuta credo sia indiscutibilmente il modo migliore per riuscire a capire, a confrontarsi con una realtà e non solo con un dibattito di qualche ora.

Leggendo ciò che Sisto ha scritto ho ripensato alle sue lezioni sul raptus, a quelle sull'omicidio del coniuge, alla mancanza di spazio...
"Mi sentivo strappato, strizzato come una spugna, uno straccio da pavimento"....è questo che c'è scritto...
Può davvero una situazione diventare sempre più stretta fino a far mancare l'aria e la capacità di sopravvivere, fino a fare in modo che altro non accada se non un violento divincolarsi per respirare?
Evidentemente sì....

Sisto ha scritto più volte "Si può ammazzare in preda a un raptus, perchè in quel momento si ragiona solo con l'impulso, solo con il cuore"...Al di là delle immagini filosofiche credo che sia comunque disarmante pensare che sia possibile uccidere con il cuore, uccidere la propria moglie, qualcuno che sia ama, in preda a un raptus...con il cuore....
Ma ancor più disarmante credo sia pensare che queste situazioni, a volte, non siano altro che il risultato di un lungo e lento cammino in apnea, di un crudele venir meno dello spazio di pensare, di vivere, di essere felici, di respirare.....
Forse è questa a vera mancanza di libertà, soffocare nella propria vita...

Ma a questo punto mi sorge una domanda: Esiste davvero un'esperienza limite che sia in grado di consentire di affermare che "Non capiterà più", che al di là di quel confine anche un'esperienza di totale mancanza di controllo come il raptus possa essere invece controllata e gestita?

Credo che sia indiscutibile che alcune esperienze "diventino una forza" come dice Sisto, e che possano agire da deterrenti o da fattori di controllo per eventuali situazioni future, per usare un luogo comunue "L'esperienza insegna", e certamente le persone possono cambiare, crescere, capire se stesse e affrontare in modo diverso la vita....

Ma parlando del raptus, la cui peculiarità è l'insorgenza violenta e improvvisa, è possibile essere "davvero certi" che non capiterà mai più, che varcato il confine dell'esperienza limite se ne è immuni?
Che una volta visto in faccia si impara a conoscerlo e riconoscerlo, e quindi lo si evita?


Sara