Sono Sisto, detenuto a San Vittore per un reato di droga.
Capisco benissimo come si può arrivare ad uccidere in preda ad un raptus, è quasi successo anche a me
Quello che "ci sta prima" è litigare ogni giorno, in un crescendo, con la stessa persona. La stessa, sempre la stessa persona, che ti esaspera, che ti fa uscire fuori di te, che ti fa impazzire, che ti provoca.
A me è successo con mia moglie. Avevamo discussioni tutti i giorni
io cercavo di non litigare perché sapevo che mi sarei arrabbiato più del giorno prima.
Naturalmente è doloroso, vivere continuamente nella tensione, litigando tutti i giorni. Sono gradini, tanti gradini che si fanno un giorno dopo l'altro. Gradini che fanno soffrire. Mi sentivo strappato, strizzato come una spugna, uno straccio da pavimento. E lo capivo... Non lo auguro a nessuno di vivere così, come vivevo io in quel periodo. Anche ai miei figli, dicevo, non vi arrabbiate, state calmi, perchè sapevo che l'incazzatura poi cresce, ed è una sofferenza pesante. Sono cose pesanti che portano a qualcosa di brutto.
Un giorno, mi ricordo benissimo, non persi la testa per una questione di secondi
8 - 10 secondi, e l'avrei uccisa. Mia moglie (la storia con lei è finita, io l'amore vero l'ho conosciuto in carcere) era molto bella - eravamo giovani, 18, 19 anni - ma era ignorante. L'ignoranza è una cosa bruttissima. "Ignorante, ignorante
" io glielo dicevo sempre "tu sei ignorante, sei un' handicappata sociale". Si PUO' arrivare ad uccidere qualcuno, una persona, una moglie, se ti lasci uscire nervosismo e rabbia, se ti lasci andare.
Ho avuto la fortuna di avere esperienze-limite
io l'ho capita, la situazione in cui uno uccide per raptus. L'ho capita, e oggi posso dire che l'ho superata. Che non mi capiterà più.
C'è stato un momento in cui avrei potuto ammazzarla. Solo con lei mi è successo di andare fino a quel punto, il punto in cui perdi la testa e uccidi
sarebbe bastato poco, pochissimo questione di un attimo. Ma mi sono fermato.
Be', nella vita ho avuto altre discussioni, con altre persone, ho litigato, anche di brutto anche qui in carcere. O fuori, nell'"ambiente" ho preferito perdere 200milioni, (magari qualcuno mi doveva dei soldi e non me li voleva più dare, avrei potuto tirar fuori il cannone, e finirla lì) piuttosto che perdere la testa. Non era mia intenzione arrivarci. Difatti, nell'"ambiente" avrei potuto diventare un boss, oppure fare sequestri, o cose pesanti no. Le ho sfiorate, queste situazioni, perché sapevo che sarebbero arrivate
Quando li superi, quei momenti diventano una forza, per il cuore, per la mente, per la coscienza (l'anima). Io capisco come si possa ammazzare in preda ad un raptus, perché in quel momento ragioni solo con l'impulso, cioè con il cuore. Ma noi siamo fatti di tre elementi (cuore, ragione e anima), e ho imparato ad agire con tutti e tre. Anche dopo, anche adesso, quando devo prendere una decisione: che cosa stai facendo? Mi domando
Penso. Con il cuore ho l'impulso, poi c'è la ragione e l'anima, che ha l'ultima parola. Anche le mie convinzioni, ce le ho conglobando la mente, l'anima, il ragionamento.
Io ho sempre avuto fede, e ho sempre avuto una cultura di rispetto nei confronti dei morti. Vengo da una zona dove ci sono le tombe degli antichi, e ci sono i tombaroli; con la morte e con i morti ci si convive e si passano le giornate. Da bambino andavo anche a vedere tutte queste tombe dei morti, mi piaceva passeggiare tra le tombe. Ero attratto da queste cose dei morti. Non direi che sentivo le voci ma con i morti ci parlavo mi piaceva andarci, in quei posti, ci andavo spesso, da solo, in campagna.
E posso dire di aver fatto una ricerca nella vita, sui mondi dei morti, sulla morte. Credo in Dio. Non ho mai confuso Dio con i preti. Anche a me non piacciono certi preti. Io sono stato addirittura benedetto, prima di andare a fare "i disastri". C'era un prete che mi comprava la roba, e poi mi diceva "ti benedico" Ma Dio è un'altra cosa. Dio, l'ho capito, esiste, e il suo è un messaggio d'amore. Di vita, e non di morte.
Sisto