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Direzioni d'aiuto e mappe di percorso

 

Angelo Aparo


Buona parte della questione -io credo- è legata al fatto che a volte si pensa all'aiuto nel senso della reciprocità ed altre volte lo si immagina come qualcosa che va elargito; ma questo, implicitamente, dice che ci sono persone che pensano di potere ricavare giovamento personale dall'incontro con i detenuti ed altri che, forse senza rendersene conto, credono di possedere delle verità ultime che, in quanto tali, possono essere solo elargite dall'alto.

Sono particolarmente contento dell'incontro di sabato 6 luglio e del dibattito che ne sta seguendo, che considero combustibile per continuare a lavorare, allargando i propri orizzonti e formulando, nel tempo, progetti concreti.

Mi rendo conto che per fare questo, occorre che ci si muova in sintonia con il sentire delle persone, con gli spazi operativi previsti dalle istituzioni e con gli obiettivi della legge e dei principi generali cui la nostra società si ispira. In questo senso, credo che una parte del nostro lavoro debba consistere nel cercare costantemente un dialogo, oltre che con i detenuti, anche con le forze e con i principi istituzionali.