Mio padre

Studente Carate

Gennaio, 2004  

Molte piccole cose della vita quotidiana mi danno l’occasione di pensare a mio padre.
Cose molto semplici, come la poltrona sulla quale passava le sue interminabili giornate, il posto a capotavola che occupava con rara fierezza, la sua vestaglia, il suo rasoio, il suo profumo.
Tutte cosa legate a ricordi incancellabili; semplici oggetti che mi riconducono a un tempo passato, dove brillava una luce diversa, una luce che se ne è andata con mio padre.

Molto spesso mi chiedo dove splende ora quella luce e come fare per riaverla con me, ma poi una ventata di razionalità, mi risveglia e capisco che ormai quella luce non c’è più, da nessuna parte, si è spenta per sempre e nessuno me la potrà riportare. L’unico conforto è che parte di quella luce vive ancora in me, nel mio cuore e da qui nessuno la può portare via.

Non voglio raccontare la storia di mio padre, tanto meno della malattia che me lo ha portato via; voglio solo fare sapere al mondo intero che io lo amavo e che mi rincresce tantissimo essere una di quelle persone che apprezza le cose solo quando queste non ci sono più.

Solo in questi ultimi anni, mi rendo conto di quanto devo essere riconoscente a mio padre per la persona che sono oggi e per le opportunità che la vita mi offre, perché sono gli alti e bassi della vita che ci rendono quel che siamo.

Quando penso a mio padre, sono molto severa con me stessa, i miei pensieri perdono l’ordinaria superficialità; è proprio in questi momenti che, grazie alle domande che mi pongo e alle risposte che solo saltuariamente riesco a darmi, riesco a maturare.

Mio padre ha lavorato duramente tutta la vita, sacrificando tutto per i figli e io sono stata così immatura da non mostrargli alcun segno di gratitudine, di riconoscenza; in cambio mi sono sempre rifugiata nella mia stanza, nella mia musica, in idee stravaganti, con amici esaltati, sfuggendogli.

Rimpiango il passato, quando ero ancora in tempo per parlargli a cuore aperto, e invece mi ritrovo ora, a scrivere tutto ciò che gli avrei voluto dire prima, in un tema.

Molte volte provo a immaginare la mia vita se mio padre fosse ancora qui con me, ma non ci riesco. Troppe cose sono cambiate in questi tre anni, io sono cambiata e non sopporterei l’idea di poterlo deludere ancora.
Noi non abbiamo parlato molto, ma ho colto in molti sguardi e in molti silenzi dei profondi insegnamenti, che porto nel cuore ancora oggi.

Quante lacrime ho versato nel buio della mia stanza, quanto tempo ho passato distesa sul letto a chiedermi cosa avrei potuto fare, quante energie ho speso cercando di capire, quanto tempo ho passato a rimproverarmi, ma non voglio passare tutta la vita nel rimpianto e nel rimorso.

Per ora l’unica cosa che ho capito è che quando si perde qualcuno, tutte le certezze diventano dubbi e spetta ad ognuno di noi lottare per non essere inghiottiti dalla solitudine.