Tre figure sul mio palcoscenico

Antonella Cuppari

23-01-2003

Chi è l'artista?

Michelangelo? De Andrè? Carla Fracci? Forse l'artista è colui che rivela il proprio mondo interiore creando qualcosa di cui tutti possono fruire

Ognuno di noi potrebbe essere un potenziale artista, dico potenziale perché non sempre si riesce ad esprimere ciò che si ha dentro. A volte qualcosa ci blocca, a volte non prendiamo neanche in considerazione la possibilità di comunicare al mondo attraverso la scrittura, la poesia, il pensiero. A volte l'urgenza ci porta a scegliere vie più dirette in cui l'energia, la rabbia, la tensione che abbiamo dentro esplodono esaurendosi e distruggendo tutto quanto c'è intorno a noi.

Solo dopo ci si accorge di sentirsi svuotati e privati di qualcosa che ci faceva sentire vivi. In altri momenti, invece, ci sentiamo frenati, siamo dubbiosi, abbiamo paura di metterci in gioco. Qualcosa ci dice che fare spazio a quella parte di noi che ha voglia di emergere può essere pericoloso. Così a volte l'artista che è in noi (se così possiamo definirlo) si nasconde dietro mura difensive, tenendo tutta la sua arte per sé.

Forse l'artista che intendo io non è quello comunemente inteso. Poco importa se ciò che si produce sia o meno un'opera d'arte; ciò che conta è la capacità che ognuno di noi ha di esprimere se stesso attraverso l'arte, sia essa musica, poesia, canzone, pensiero o danza.

Artista è colui che è capace di dare una forma socialmente apprezzata al suo caos interiore, qualcuno che è in grado di rappresentare, di mettere in scena le parti di cui è costituito, riservando ad ognuna di esse un posticino sul suo palcoscenico.

 

Ma il tiranno chi è?

La sola parola mi evoca rabbia, timore e senso di soffocamento. La parola tiranno mi fa sentire in una posizione subordinata e sottomessa. Il tiranno fa paura perché comanda su tutto e su tutti, perché impedisce alla gente di esprimersi liberamente, perché costringe le persone a fare tutto di nascosto.

Il tiranno non può impedire alla gente di pensare e di provare determinate cose; può solo impedire che queste cose vengano compiute alla luce del sole; ma poi questi pensieri trovano spazio in zone oscure e nascoste e lì continuano la loro attività. Si organizzano, si coalizzano e arriva il momento in cui il tiranno viene spodestato, attraverso una rivoluzione, una insurrezione.

Ma è proprio necessaria una rivoluzione per scacciare un tiranno? E' necessario l'uso della forza per far tornare la democrazia?

Da un lato l'artista, dall'altra il tiranno. Non basta. Manca qualcosa, qualcuno.

 

Manca la compagna feconda

Ma chi è ? Perché compagna? Perché feconda?
Se è compagna vuol dire che sta accanto a qualcuno, lo assiste o semplicemente gli dona la sua presenza. E' una compagna ed è feconda; ha cioè dentro di sé qualcosa di vitale. Mi viene in mente una donna gravida o una persona buona che dà sicurezza. Una persona preziosa, delicata perché custodisce dentro di sé un tesoro, un tesoro che forse appartiene anche alla persona a cui lei sta vicino.

Potrei viaggiare con la fantasia e vedere nella compagna feconda uno strumento attraverso il quale l'artista crea la sua opera d'arte, in lei custodita per poi nascere ed essere presentata al mondo al momento giusto.

Potrei anche vedere in lei un'alleata nella lotta contro il tiranno, forse una consigliera, una mediatrice.

Potrebbe essere qualunque altra cosa.

Riesco a vedere due parti opposte: l'artista da una parte e il tiranno dall'altra. Due parti che per definizione sono tra loro in conflitto ma che forse, e questo mi viene in mente solo ora, non possono esistere l'una senza l'altra.

Cosa spinge l'artista a creare un'opera d'arte? Cosa spinge un poeta maledetto a scrivere poesie di una così intensa carica emotiva?

Forse il loro caos interiore, il loro rapporto con qualcosa o qualcuno che viene visto come un tiranno. Se nel nostro mondo interiore ci fosse equilibrio, pace, armonia e comunicazione, allora forse non sentiremmo neanche il bisogno di trovare uno spazio di espressione.

Forse la compagna feconda è quella parte che dà forma al dialogo-conflitto tra artista e tiranno, una forma dotata di significato e in sé non distruttiva. La compagna feconda è forse l'unica possibilità di integrare di mettere insieme due parti opposte che altrimenti finirebbero col distruggersi l'una con l'altra.

Mi sto accorgendo che riflettere su questi tre personaggi e sul rapporto che li lega mi ha portato a trasferire queste tre figure dentro di me, sul mio palcoscenico. Ho dato loro una parte e li ho messi in scena.

In fondo, sono solo tre parole, eppure ognuno è in grado di dare a queste un significato e un ruolo così diverso.