Tratto da

Per via del levare
Psicoanalisi e scultura

Per via del levare


Luca Trabucco

...Cercherò di tracciare un breve percorso attraverso il pensiero psicoanalitico per dare le coordinate della mia personale "estetica".

La primitiva concezione freudiana lega la creatività artistica al concetto di "sublimazione" delle mete pulsionali parziali. In particolare la scultura rappresenterebbe una sublimazione della fase coprofilica dello sviluppo del bambino. Tuttavia la stima in cui Freud tiene l'artista per la capacità di descrivere le leggi e le modalità di funzionamento dell'inconscio, che solo a costo di grandi sforzi egli riuscì ad individuare e formulare, fa pensare ad un'idea di fondo sulla creatività artistica più "creativa" e meno legata alla meccanica pulsionale.

Hanna Segal, nel suo classico "Approccio psicoanalitico all'estetica" (1952), individua nella posizione depressiva descritta dalla Klein il punto originario della creatività artistica: "[Il] desiderio di reintegrare e ri-creare è alla base della successiva sublimazione e creatività". Questo desiderio è volto verso l'oggetto primario, attaccato sadicamente nelle primitive fasi dello sviluppo, e distrutto nella fantasia a causa della necessità di proiettare gli elementi persecutori, fino a che l'integrazione permette di passare alla fase depressiva, con la conseguente preoccupazione per l'oggetto, ora percepito nella sua realtà come buono e cattivo al contempo.
La concezione kleiniana, pur rappresentando un progresso notevole rispetto al concetto freudiano di sublimazione pulsionale, rimane fondamentalmente condizionata dalla concezione unipersonale della mente della Klein, per cui la riparazione, pur coinvolgendo profondamente l'oggetto, è essenzialmente in rapporto al sadismo primario contenuto nella pulsionalità propria al Sé.

...Sebbene il sadismo primario e gli aspetti persecutori e proiettivi rappresentino sicuramente elementi essenziali nello sviluppo psichico, non può essere considerato che come uno degli elementi in causa, essendo l'altro per l'appunto l'oggetto nella sua realtà materiale.
Sarà allora Winnicott che, sviluppando la teoria della relazione d'oggetto implicita nella concezione kleiniana, ci verrà ulteriormente in aiuto per comprendere più a fondo la matrice della creatività artistica e culturale.
Nella formulazione del concetto di oggetto e fenomeni transizionali, sviluppato successivamente da Ogden (1989) -spazio potenziale- e da Bollas (1987) con l'idea dell'oggetto trasformativo, troviamo la possibilità di muoverci in un'area che tenga conto sia della pulsionalità dell'Io che del contributo dell'oggetto e della cultura. Sarà il punto di incontro di natura e cultura?

E' dal gioco e col gioco che l'uomo impara a creare, dapprima grazie alla capacità della madre di creare un'illusione di onnipotenza attraverso la "presentazione dell'oggetto", ovvero offrendo al bambino l'oggetto desiderato quasi ad anticipare il bisogno, lasciandogli l'illusione di essere stato lui stesso, con l'onnipotenza del suo pensiero, a crearlo; quindi attraverso una graduale disillusione a conquistare l'oggetto, attraverso il suo uso, primo possesso non-me, dove il bambino ritrova sia se stesso che la madre. E' propriamente in questo oggetto intermedio che ritroviamo la forma dell'opera d'arte, espressione al contempo della più profonda soggettività, così come del legame con l'oggetto. E' questo legame, l'ombra dell'oggetto che si protende nell'Io, secondo l'immagine freudiana ripresa ed elaborata da Bollas (1987), che lega l'espressione della creatività individuale alla matrice culturale in cui si sviluppa, ed è da questo legame che l'opera d'arte trae la sua essenza comunicativa.

Tuttavia, a mio avviso, bisogna andare ancora al di là di Winnicott per entrare più a fondo nel mistero della creatività, e in particolare per concepire lo strutturarsi di uno spazio in cui si fondono spontaneità emozionale e pensiero espressivo.
Come è noto nella concezione di Winnicott non viene tenuto in debito conto il ruolo del padre. Secondo Winnicott i fenomeni transizionali hanno a che fare con quel momento del rapporto primario in cui l'oggetto (la madre) è concepita e non ancora percepita (1971, p. 167), per cui rappresentano il simbolo dell'unione, del legame.

Riferimenti bibliografici

Barale F.; Ucelli S. (1997) Il corpo e la psichiatria, La via del sale, I,1, pp. 51-65.
Bion W.R. (1962) Una teoria del pensiero, in: Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico, Armando, Roma 1970.
Bion W.R. (1966) Il cambiamento catastrofico, Loescher, Torino 1981.
Bollas C. (1987) L'ombra dell'oggetto, Borla, Roma 1989.
Bonasia E. (1997) Il sillogismo malato: la paura di morire e il sacrificio della verità, letto all' International Centennial Conference on W.R. Bion, Torino 16-19 luglio 1997.
De Silvestris P. (1994) Transfert come vita e destino, in: Algini M.L.; De Silvestris P.; Farina C.; Lugones S., Il transfert nella psicoanalisi dei bambini, Borla, Roma.
Di Chiara G. e coll. (1985) Preconcezione edipica e funzione psicoanalitica della mente, in: Riv. Psicoan., XXXI, 3.
Ferrari S. (1994) Scrittura come riparazione, Laterza, Bari.
Freud S. (1907) Il poeta e la fantasia, OSF, vol. 5.
Freud S. (1919) Il perturbante, OSF, vol. 9.
Grinberg L. (1971) Colpa e depressione, Il Formichiere, Milano 1978.
Jaques E. (1965) Morte e crisi di mezza età, in: Lavoro, creatività e giustizia sociale, Boringhieri, Torino 1978.
Magherini G. (1992) La sindrome di Stendhal, Feltrinelli, Milano.
Magherini G. (1997) Viaggio e dimensione estetica della conoscenza, letto all'International Centennial Conference on W.R. Bion, Torino 16-19 luglio 1997.
Meltzer D. (1988) Amore e timore della bellezza, Borla, Roma 1989.
Segal H. (1951) Un approccio psicoanalitico all'estetica, in: Scritti psicoanalitici, Astrolabio, Roma 1984.
Tagliacozzo R. (1982) La pensabilità: una meta della psicoanalisi, in: Itinerari della psicoanalisi (a cura di G. Di Chiara), Loescher, Torino.
Winnicott D.W. (1971) Gioco e realtà, Armando, Roma 1974.