Verbale 06-12-2006

Livia Nascimben

06-12-2006
 
 
Il ritorno del figliol prodigo, Rembrandt
 
Il ritorno del padre, A. Avanzini

Anche al gruppo al femminile si lavora per l’incontro tra cittadini e gruppo della trasgressione del 16 dicembre su tema dell’autorità del bambino. Viene letto lo scritto di Pasquale “Rammento il suo sguardo” e commentati i quadri “Il ritorno del figliol prodigo” di Rembrandt e “Il ritorno del padre” di Avanzini.

Kati: Nel quadro di Avanzini, per me la figura a sinistra è la madre, il figlio ha bisogno di appoggio da parte del genitore, sta bene nelle braccia della madre, per lei suo figlio è tutto e ai suoi occhi, anche se grande, sarà sempre bambino. L’immagine nel complesso esprime molta tenerezza.

Barbara: In alto la luna piena. E’ il figlio che abbraccia il genitore; non si può dire se il figlio stia abbracciando la madre o il padre, non c’è rossetto o barba. In quel momento è il genitore ad avere bisogno del figlio. Il figlio è la figura di dimensioni più piccole, ma non è necessariamente un bambino, può avere anche 20 o 30 anni, e abbraccia il padre con tenerezza.

Nel quadro di Rembrandt invece le figure sono più definite, è il padre a sostenere il figlio inginocchiato ai suoi piedi, qui è il figlio ad avere bisogno del padre. Se ti inginocchi è perché hai bisogno. Il figlio cerca aiuto e va dal padre, sembra andare a chiedere perdono, ha la testa appoggiata sul ventre paterno quasi a cercare il suo calore. Il padre lo sta accogliendo, gli tiene le spalle con le mani. Le altre figure osservano la scena. La figura femminile può essere la madre che osserva senza intromettersi, è poco nitida perché lascia che sia il padre a gestire la situazione. L’uomo in piedi a destra sembra felice di vedere quella scena, deve essere legato alla famiglia. L’uomo seduto guarda il ragazzo. Nessuno osserva il padre, guardano tutti il figlio.

Kati: Cos’è stato detto al maschile?

Aparo: Il lavoro sul quadro di Rembrandt è stato fatto tempo fa ed è documentato sul sito; nel quadro di Avanzini ad alcuni il rapporto tra padre e figlio è parso squilibrato, altri hanno visto l’equilibrio indicando nella figura più piccola la madre; per alcuni il padre torna al figlio dopo avere riflettuto sulle proprie scelte ed errori, pur se è parso un padre per il momento troppo ancorato ai propri sensi di colpa e per questo lontano dal proprio figlio.

Barbara: Aggiungo al mio intervento che nel quadro di Avanzini il figlio abbraccia fortemente il padre. Il padre ha sbagliato e torna al figlio e vedendo che il figlio lo abbraccia socchiude gli occhi dalla gioia.

Aparo: Cosa passa nella mente del padre?

Barbara: Il padre vive il senso di colpa, soffre, ha commesso degli errori, ha ad esempio abbandonato il figlio, ma gli errori possono essere molti altri. Non è detto che l’abbraccio segni la fine delle difficoltà, occorre vedere come evolve il rapporto dopo l’abbraccio e il perdono del figlio: i rapporti tra padre e figlio possono cambiare o tornare quelli di prima. Non sappiamo se l’abbraccio dura un istante o sarà eterno.

Marlin: Nel quadro di Avanzini le due figure si assomigliano, hanno tratti somatici simili, ma sono accomunati anche dalla colpa. Non c’è nulla di duro, le linee sono curve. La figura piegata ha dei toni più scuri ma forse solo per diversificarla. L’intreccio di linee fa pensare a tante cose. E’ la stessa situazione che c’è nel quadro di Rembrandt, padre e figlio si compenetrano. Le altre figure sono di corredo, ferme, immobili.

Kati: In Rembrandt vedo il rispetto del figlio verso il padre, il figlio è in ginocchio. Le mani del padre sono una maschile ad indicare che è una persona dura, l’altra femminile a sottolineare che è anche un uomo tenero. Il figlio sembra volere baciare qualcosa, le vesti del padre, come a dare le proprie scuse. La gente attorno non sta guardando la scena, le figure sembrano pensare. Mi incuriosisce la figura più lontana sulla sinistra.

Marlin: Voi studenti come avete visto il quadro di Avanzini?

Livia: Come Barbara, mi sembra che sia il padre ad avere bisogno del figlio, per me però la scena non esprimeva tenerezza, ma durezza: al figlio mi sembrava addossata la fatica di risollevare il morale del padre. Nel riguardare oggi il quadro la scena mi evoca una sensazione differente. Lunedì mi è parso di vedere un pezzo del mio passato, i limiti della relazione e la sensazione era fastidiosa. Oggi vedo il presente, ciò che sono anche in virtù di una relazione che nel passato non è stata ideale, mentre oggi consente ad ognuno di sentire che abbiamo ripreso qualcosa di importante rimasto per lungo tempo in sospeso.

Marta: A me hanno colpito le linee verticali che sembrano indicare distacco, quella lontananza che si produce quando si è troppo concentrati su se stessi, il proprio dolore e senso di colpa per accorgersi dell’abbraccio altrui.