La notizia: produzione, distribuzione e consumo.

 

Antonella Cuppari


Ciao Sara,
anche io ieri ho visto il telegiornale che trasmetteva l'intervista dei genitori del ragazzo che ha ucciso la sua fidanzata di Torino.

Non mi sembra una novità che, in un mondo affamato di notizie da consumare, le notizie vengano offerte ogni giorno come merce sulle bancarelle, ma è anche vero che siamo noi a scegliere quali bancarelle andare a visitare.

Ogni giorno televisione, radio, quotidiani entrano nelle nostre case e vanno in cerca della merce da portare sulle bancarelle: una selezione che viene fatta senza troppa attenzione sulla qualità della merce, ma nella consapevolezza di qual è il genere di merce maggiormente gradita ai clienti più assidui.

Siamo noi stessi che apriamo le porte all'informazione, siamo noi gli insaziabili dell'informazione e i mass-media non fanno altro che farci ingurgitare tutto ciò che reputano commestibile: scoop, notizie sensazionali, esclusive. La gente va ghiotta di queste cose; non interessa se quello che si manda giù sia roba buona o spazzatura.

Basta vedere come vanno bene le vendite di riviste come " Novella 2000", "Gente", "Oggi", "Chi" ... Mi ci ficco dentro anche io; poi magari dico "quante stronzate", però mi faccio catturare da quello che c'è scritto su queste riviste. Per non parlare di tanti programmi TV... esempio? Beh, il Grande Fratello... nessuno lo guardava, a tutti faceva schifo, eppure se chiedi a qualcuno ti sa dire quante volte Cristina, per esempio, è andata in bagno.

Più la notizia fa parte dell'intimità di una famiglia, più suscita l'interesse della gente. E i giornalisti (che questo lo sanno meglio degli psicologi) scavalcano i muri di proprietà private, spiano nei luoghi pubblici delle persone più importanti e cercano di rubare un pezzo della loro vita privata per darla in pasto all'opinione pubblica. Così credo accada per i fatti di cronaca: ormai di omicidi ce ne sono tanti, e ultimamente gli omicidi fra familiari non stupiscono più di tanto. Così bisogna cercare di rendere la notizia appetibile, in modo da destare l'interesse della gente; si scruta, si indaga, si porta la telecamera nel centro del dolore, o quantomeno, così sta scritto sulla merce in bancarella.

Dal lavoro di un giornalista di questo tipo è uscita l'intervista ai genitori di questo ragazzo. Da un'idea come questa è uscita la puntata speciale del Maurizio Costanzo Show con la partecipazione straordianaria di... rullo di tamburi... "La mamma di Cogne"!!!!

Questi sono solo due esempi della mancanza di rispetto più totale da parte dei media per la privacy di una persona. Eppure... tu l'hai visto??? Io ti dico la verità, sì; ho ascoltato con molta attenzione l'intervista che Costanzo ha fatto ad Anna Maria Franzoni, e più andava avanti, più mi sembravano assurde le domande che lui porgeva a lei. Mi sono sentita disgustata per la naturalezza con cui venivano formulate domande così personali e delicate, eppure... ero lì ad ascoltare. Mi sono sentita un po' in colpa, perchè è anche a causa di persone come me che vengono mandati in onda certe schifezze di programmi.

Ho provato a chiedermi il perchè di tutto questo; forse la mia fame di informazioni, soprattutto per quanto riguarda fatti di cronaca come quelli che accadono ultimamente, deriva dal fatto che io ho bisogno di dare spiegazione a fatti così inspiegabili quanto assurdi.

Ma seguiamo queste vicende per dare spazio alle nostre domande o per stordirle con la folla di notizie che ingoiamo ed evacuiamo distraendoci da noi stessi, tutti complici, noi e i giornalisti?

Quanti si sono astenuti dal dare giudizi riguardo alla innocenza o alla colpevolezza di Anna Maria Franzoni? Molte fra le persone che conosco hanno già dato la loro sentenza; sarebbe interessante uno studio su quanta pace interiore si guagagni mediamente giungendo ad una tesi sulle motivazioni di questo o quel delitto, sulla pena da infliggere al colpevole, sul dolore provato dalle vittime.

Il problema è veramente complesso e sono amareggiata quanto te per quello che accade con l'informazione. Forse ognuno di noi dovrebbe fare un'analisi personale, forse dovremmo chiederci come reagiremmo se fossimo noi a subire questo tipo di violazioni.

Anche a una mia amica una volta è capitato di finire su una bancarella; aveva un cartello appeso e là fuori c'era gente che pagava il biglietto....

Hai sollevato un punto molto importante: cosa è l'informazione? Cosa vogliamo che sia?