Svegliarsi dal torpore

Elena Setaro

18-01-2014

Dopo l'incontro fra un centinaio di studenti del
Collegio Villoresi e il Gruppo della Trasgressione

Cari detenuti del gruppo della trasgressione,
vorrei innanzitutto ringraziarvi per l’interessantissimo intervento dell’altro giorno al Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza.

Credo di parlare a nome di tutti gli studenti nel dirvi che è stata un’esperienza molto toccante, che difficilmente dimenticheremo. Sono rimasta particolarmente sorpresa da tutti voi, specialmente da tutto quello che è stato detto sul vostro rapporto con la famiglia. Sembra quasi che siate riusciti a superare il rancore nei confronti dei vostri genitori e che abbiate spento l’incendio d’odio che vi stava corrodendo dall’interno…

A questo proposito vorrei chiedervi come sia stato possibile per voi raggiungere un simile traguardo: quale campanello di allarme vi ha svegliati dalla vostra inconsapevolezza e soprattutto come avete spento questa fiammata di distruttivo rancore?

In secondo luogo, ammetto di aver sempre visto i trasgressori della legge come personalità forti, troppo forti per sottostare a regole. Persone talmente sicure da imporsi sugli altri in modo autoritario, schiacciando i diritti altrui senza alcuna remora, talmente forti da sopraffare perfino la propria coscienza… Tuttavia mi avete dimostrato il contrario.

La distanza che sentivo dividermi da voi è evaporata in un attimo e senza che io me ne potessi rendere conto il confine tra “buoni” e “cattivi” è scomparso. È forse scandaloso che io mi sia rivista nei discorsi di un ergastolano o nelle parole spese sulla famiglia da Antonio? No, non lo è. Perché la concezione che noi tutti avevamo prima di incontrarvi era tremendamente sbagliata. Mi avete dimostrato che in realtà le più grandi fragilità e debolezze non erano fra le file di studenti che vi ascoltavano, ma lì sul palco.

Mi spiego meglio: tutti pensano che voi abbiate dei cuori di pietra da cui scappare, in realtà siete PERSONE con tutte le accezioni più positive e negative del termine. Comincio a pensare che molti ragazzi scelgano la strada del crimine per realizzarsi in qualcosa, per poter essere i primi in qualche campo e gridare al mondo “esisto anche io!”. Molte volte ho incontrato ragazzi che stavano imboccando la strada sbagliata e in tutti questi casi mi trovavo di fronte a ragazzi incompresi, che non trovano un campo in cui ottenere soddisfazioni, in cui essere i migliori.

Oggi mi rivolgo proprio a voi, ex-adolescenti incompresi, che dopo aver sbattuto contro il fondo vi siete svegliati dal vostro torpore illegale e avete deciso di tentare la risalita. Che cosa potremmo fare per dare a ciascuna persona la possibilità di farsi valere in base alle proprie qualità senza che, privata di questa libertà, giunga ad affermare se stessa per vie illegali e criminali? In altri termini: che cosa avrebbero dovuto fare le persone intorno a voi per aiutarvi a non tuffarvi nel mare di colpe e pene in cui vi trovate oggi? Che cosa posso fare io per aiutare un ragazzo smarrito, come lo eravate voi, quando lo incontro?
Grazie per l’attenzione, vi sarò molto grata se riuscirete a rispondermi!