La discoteca

Verso il convegno sulle microscelte

Silvia Casanova

25-02-2009 Bollate, Opera, San Vittore fem.

Silvia riassume il convegno del giorno precedente e Aparo coglie l’occasione per riproporre la domanda, oggetto di discussione a scuola, anche oggi: immaginiamo che ci siano quattro ragazzi a Milano che desiderano andare a ballare in una discoteca di Bergamo; nessuno di loro dispone di una macchina; uno di loro propone agli altri tre di rubarne una. Aldo dice sì alla proposta, Bartolo dice no, Carlo si dice incerto. I ragazzi sono liberi di dare la loro risposta? E chi di loro ha il maggior grado di libertà nella risposta che dà?

Paola: dipende da quanto è importante per le persone andare in discoteca.

Fedua: due persone sono libere, chi propone di rubare la macchina e chi risponde di sì; le altre due, e cioè chi risponde forse e chi dice no, non sono libere.

Silvana: il più libero è quello che risponde no.

Letizia: il concetto di libertà in senso assoluto non è valido secondo me; tutti in fondo sono liberi ma chi propone il furto e chi accetta sono due persone vittime dell’ambiente in cui vivono e della loro storia. Il più libero è dunque chi si oppone alla proposta.

Rita: tutti sono liberi di fare la loro scelta, sbagliata o giusta che sia.

Elena: il più libero è colui che ragiona con la sua testa; non è da dare per scontato, ma a me sembra pertanto che il più libero sia quello che ha risposto no.

Fedua: nelle risposte dei ragazzi c’è anche da considerare che forse incide la debolezza o la sicurezza in se stessi rispetto a chi propone il furto; chi fa la domanda è un bullo? Chi propone sta influenzando gli altri?

Paola: per poter rispondere devo per forza fare una premessa; i ragazzi sono liberi se esistono i presupposti  per esserlo e cioè se non si fanno influenzare. Detto ciò penso che tutte le persone siano in parte libere e in parte influenzate da elementi esterni.

Silvia: dopo aver partecipato al gruppo di Opera, ho cambiato opinione. Oggi, dopo avere ascoltato Gualtiero, dico che nessuno è effettivamente libero. Un gruppo di amici che propone una cosa del genere non è libero già da molto tempo. La circostanza di scelta entro cui si trova è determinata da una serie di micro-passi e micro-eventi che lo ha portato fino a qui.

Fedua: adesso, dopo aver sentito tutti penso che nessuno in fondo sia troppo libero; Silvia dice che i ragazzi hanno già fatto un percorso per cui proporre una cosa del genere è diventato possibile. Forse si tratta di una prova, una sfida che ognuno gioca con se stesso; le risposte dunque non sono il risultato di un pensiero ma di una sfida che le persone fanno con loro stesse.

Aparo: più di una persona osserva che libero è chi non subisce l’influenza o il condizionamento di chi propone il furto; chiedo pertanto: esiste nella vita una condizione in cui la persona sia libera da condizionamenti?

Paola: è più libero chi, nella sua crescita, è stato capace di elaborare gli stimoli provenienti dall’esterno e di crearsi delle opinioni e una personalità. I condizionamenti si subiscono sempre e ovunque: la libertà è la capacità di elaborazione di questi stimoli.

Rita: ogni essere umano nasce all’interno di una trama di regole che vengono imposte dalla famiglia e dalla società.

Fedua: nessuno nasce libero, da subito ti trovi all’interno di un quadro di regole, ma quando diventi adulto sei costretto a scegliere da solo per te stesso; il problema è che non sei mai libero, comunque dentro di te ci sono degli elementi che ti vincolano a scegliere questo oppure quello.

Aparo: Fedua usa il termine libertà in un modo che ha bisogno di essere chiarito; la materia è molto difficile, è comprensibile che si faccia fatica ma è previsto che anche il femminile possa parlare in pubblico; dobbiamo perciò allenarci a parlare in modo da essere compresi da tutti.

Fedua: l’essere umano non è mai libero; la libertà interiore non si raggiunge mai completamente e stabilmente.

Silvana: tutti siamo liberi ma quando si hanno figli la responsabilità è troppa e la libertà viene ristretta; si deve trasferire la libertà che si possiede a loro.

Fedua: diceva Silvana che la nostra libertà dobbiamo darla ai nostri figli, ma io chiedo: noi siamo liberi?

Letizia: riprendo un concetto che ho studiato nell’esame di sociologia che ho appena superato: fin dai primi vagiti il bambino comunica e apprende, quindi esiste fin dal momento della nascita un condizionamento forte a cui è sottoposto l’uomo. La libertà interna la si raggiunge se si sviluppa una sorta di fiducia nei confronti degli altri già nei primi anni di vita.

Elena: in assoluto la libertà dal condizionamento non esiste. Se riportiamo la questione alla “macchina” mi viene in mente una bilancia, sulla quale in un piatto c’è il peso delle parole degli altri e sull’altro c’è il peso del commettere un furto.

Fedua: Silvana mi ha toccato con le parole che ha detto. Mia madre non mi ha insegnato la libertà, come posso io insegnarla ai miei figli?

Aparo: cosa intende Silvana? Lei dice: la libertà è limitata dalla responsabilità che abbiamo verso i nostri figli. Io chiedo: la responsabilità verso gli altri riduce la nostra libertà?

Letizia: non sono d’accordo con Silvana; per esempio, un imprenditore ha molte responsabilità ma è molto più libero del suo operaio.

Rita: non ci si priva della libertà con un figlio, ci si priva di tempo per sé semmai (si sposta il tempo da alcune cose all’accudimento verso il figlio). I figli producono un cambiamento che non è dato dalla perdita di libertà ma dalla perdita di poter fare quando e come si vuole quello che salta in testa.

Aparo: ciò che Silvana chiama libertà per Rita è, insomma, strafottenza giovanile.