Il metro della responsabilità
da padre a figlio

Antonio Catena

27-10-2007  

 

 

Il piacere della responsabilià è un argomento che stiamo affrontando al gruppo della trasgressione.

Inizialmente per me queste due parole erano ben definite nella mia mente, ma se ne stavano ben distinte: “piacere”, un senso di soddisfazione e di compiacimento che comunque mi faceva star bene; “responsabilità” per me significava prendersi cura di qualcuno e portare a termine un impegno preso.

Per me responsabilità significa anche relazionarsi con gli altri senza recare a questi danno, non tradire la fiducia che ti viene data e prendere atto dei meriti che ti vengono attribuiti senza deludere chi te li ha riconosciuti.

Ma per me è rimaneva comunque difficile far viaggiare la parola “responsabilità” in contemporanea con il “piacere”, perché per me il piacere veniva dopo la responsabilità. Negli esempi che mi facevo nella testa, la responsabilità era l’adempimento di un obiettivo e il piacere i frutti che ne traevo a cose fatte.

Interagendo con gli altri sull’argomento della responsabilità, i miei orizzonti si sono ampliati. I diversi interventi del gruppo e gli svariati esempi hanno fatto riaffiorare in me un ricordo ben preciso.

Ero un bambino e osservavo mio padre nel giardino di casa che maneggiava attrezzi da lavoro e assi di legno per costruire la cuccia del nostro cane. A un certo punto mi chiama e mi dice: “Antonio, dammi una mano a prendere la misura di questa tavola di legno, tieni l’estremità di questo metro sul bordo della tavola”.

A quel punto, mi sono affrettato, entusiasta di dare una mano a mio padre per quel lavoro difficile, per me da grandi. Avevo piacere nell’aiutarlo. Mio padre, nel vedermi troppo eccitato, mi guarda e con occhi severi mi dice: “mi raccomando, tieni bene il dito fermo sul metro, senza muoverlo, altrimenti io sbaglio”.

Nel sentire quelle parole, io mi sono subito reso conto che non era un gioco, ma era una cosa seria, non volevo deludere la fiducia che mio padre riponeva in me, e per di più, non volevo essere la causa di un possibile errore, per il quale la cuccia del cane, che mio padre teneva a far bene, sarebbe venuta male.

Mi sentii un grande peso sulle spalle, o meglio “responsabilità” nel dedicarmi a quel lavoro che io e mio padre stavamo facendo insieme. Ricordo ancora quanto impegno e concentrazione ho messo su quel mio piccolo dito per fare in modo che il dito e il metro non si spostassero di un solo millimetro!

Per fortuna, quel piccolo bambino è riuscito nella sua impresa. In quest’occasione, piacere e responsabilità hanno viaggiato su due binari paralleli. Io penso che quest’episodio abbia aiutato la crescita di questo bambino, dandogli più sicurezza e fiducia nelle sue capacità.