Indifferenza

Diego Ludovico

04-11-2003  

Quando ho letto il sottotitolo del tema di cui ci stiamo occupando, dentro di me è cominciata una vera “tempesta” di pulsazioni e ho ricordato i flutti marini che vedevo infrangersi su un costone di roccia, una volta che, da militare, passeggiavo dalle parti di San Giorgio a Cremano, nel Napoletano.

Mi torna in mente la violenza e la bellezza delle onde.
Mi sembrava una lotta impari tra il nano e il gigante.
I flutti si scagliavano con rabbia sul costone,
come a voler demolire quell’enorme massa di pietra durissima.

In quell’accanirsi
a intervalli quasi regolari,
leggevo nella schiuma
che le onde lasciavano nel loro ritirarsi
dopo essersi abbattute sul bersaglio,
una specie di vendetta,
un rancore maturato nel tempo.

Chissà da quanto si ripeteva lo stesso rito,
una sfida che si era rafforzata nei secoli,
resa sempre più rabbiosa
dall’indifferenza della roccia,
che rispondeva a quei flutti
come a deriderle,
con distacco, sarcasmo
e senza lasciarsene scalfire.