Mai dire mai

Enzo Martino

03/11/2002  

Noi del gruppo della trasgressione avevamo deciso di invitare ai nostri incontri gli agenti penitenziari per un confronto su temi, quale l'imperfezione, il male, la pedofilia e altri ancora. E avevamo anche deciso, nel caso gli agenti penitenziari avessero accettato, di lasciare a loro la scelta del tema da trattare. L'incontro non si farà. Non si farà, perché, secondo quello che ci ha riferito - con molta diplomazia - il dott. Aparo, il direttore Pagano non ritiene, per il momento, realizzabile una tale iniziativa.

Scendere nell'arena comporta sempre dei rischi. Uno di questi può essere quello di essere messo a nudo. Agli incontri del nostro gruppo succede proprio questo, sei completamente nudo e senza paracadute, perché è la sincerità, la sola ed unica regola che impera. Questo il direttore Pagano lo sa. Ecco perché siamo convinti che alla base della sua cautela ci sia soprattutto una sorte di pudore che possano trasparire tutti i pregiudizi che gli agenti si portano dentro. Lo stesso pudore lo abbiamo avuto anche noi detenuti, ma poi, non senza una certa fatica, lo abbiamo superato.

Ho riflettuto a lungo su questo e sono arrivato alla conclusione che il volere incontrare agenti penitenziari per confrontarsi e non per scontrarsi, sarebbe stato per noi detenuti segno di grande maturità. Nello stesso tempo per gli agenti penitenziari sedersi e dialogare alla pari con dei detenuti sarebbe stato un atto di grande umiltà e di civiltà. Comunque se l'incontro fosse avvenuto, avremmo fatto tutti un passo avanti, invece così facciamo tutti un passo indietro.

Gli studenti ci credevano quanto noi in questo incontro e alla notizia che non si sarebbe fatto, ho visto la delusione negli loro occhi. Sì delusione, ma anche incomprensione. Loro sono abituati ad una realtà che è ben diversa da quella nella quale viviamo noi carcerati. Per loro è incomprensibile che possa esistere una realtà nella quale i detenuti chiedono il dialogo e le istituzioni glielo rifiutano; che la parte che deve "educare" rifiuti anche il semplice dialogo alla parte che deve essere "educata". Loro non sanno dei tanti luoghi comuni che tendono a dividere noi detenuti dagli agenti penitenziari.

Ma sono più che convinto che alla fine siederemo a un tavolo e ci confronteremo rispettosamente, lealmente e senza pregiudizi.
Dottor Pagano, facciamolo questo passo avanti!