Due farfalle

Ivano Longo

06-03-2004  

Van Gogh è uno dei miei pittori preferiti, forse per la sua dichiarata pazzia o per il tratto del suo pennello.

Non ricordo il titolo di quest’opera d’arte, ricordo però che mi colpì molto, sia per il tema sia per i colori usati, questo quadro rappresenta l’ora d’aria del cortile di un carcere dove l’artista passò del tempo.

Osservando meglio nei dettagli, provo un forte coinvolgimento, forse dettato dal fatto che i personaggi mi evocano sensazioni che ho provato anch’io, visto che più di una volta mi sono trovato in situazioni del genere.

I detenuti girano in circolo e in fila indiana, ed ogni personaggio è rappresentato nel suo carattere con grande maestria, alcuni hanno le mani in tasca, altri le tengono dietro alla schiena, ma quello che mi stupisce di più è che il quadro sembra vivo, i carcerati si muovono, ciondolanti e rassegnati, quasi tutti con il capo abbassato, come vinti; tranne alcuni, uno in particolare, il personaggio biondo in primo piano, ha l’aria spavalda, sembra contento della situazione, soddisfatto come lo ero io, quando mi arrestarono per la prima volta. Fu come affermare che con quell’arresto entravo nel mondo della malavita e a tutti gli effetti.

I personaggi raffigurati, nella mia esperienza, li ho incontrati tutti: c’e il disgraziato storpio, quello che ruba per fame, il giovane incosciente, il detenuto con aria di sfida rivolta alle guardie, il tipo rassegnato e pieno di problemi che non ha lasciato fuori da quelle mura, ma che ha portato con sé all’interno di quel cortile.

Quest’uomo sa di aver lasciato la famiglia, e d’averla lasciata con mille problemi, compresi quelli di dovere sfamare i figli ancora piccoli; vedo poi il detenuto che vuole parlare con un altro detenuto e che lo osserva dall’altra parte del cerchio umano, nell’attesa che questi gli ricambi lo sguardo.

Vedo il recluso che spia da sotto la falda del suo cappello e quello che, se osservato bene, dichiara la sua permanenza in quel carcere già da parecchio tempo.

Poi, se sposto lo sguardo sulla guardia e sul probabile direttore del carcere, al lato destro del quadro, noto la differenza dei due ruoli, il primo è più coinvolto, dove per coinvolto intendo partecipe attivo della vita del carcere, perché ha lo sguardo abbassato e timoroso anche per via della presenza del direttore e del suo assistente, mentre gli altri due chiacchierano tranquillamente, padroni del loro ruolo.

I muri poi sono altissimi e mentre guardavo il quadro mi sono accorto che in alto ci sono due farfalle, le stesse farfalle che mi è capitato di vedere qualche volta, e che mi hanno rallegrato.