Il fratello eroico

Luca Raineri

19-06-2004  

 

 

Ero in camera a studiare. Faceva caldo, non avevo mica voglia, però studiavo. Non è che sia così strano: se si vuole diventare avvocato, si deve studiare, non c'è storia. Per cui io studiavo, per diventare avvocato, per me e per mio padre. Lui sognava di vedermi un giorno nel foro, a Roma, e io sono sempre stato contento di compiacerlo, così, per riconoscenza. Oh, intendiamoci: lui non ha mai voluto impormi nulla. Gli piaceva vedermi avvocato, e a me tutto sommato non dispiaceva. Ha fatto di tutto per garantirmi una gioventù agiata e per darmi l'opportunità di studiare, lui che ha dovuto sudare settemila camicie per accumulare quel poco di tranquillità economica di cui ora disponiamo. È un uomo buono, mio padre, ed è molto generoso: non ha mai negato niente a me e a mio fratello, è un padre di quelli che alcuni chiamano “liberali”, tutto il contrario della severità tradizionalista che piace molto a voialtri. Per questo qui in campagna non è molto ben visto; perché non è uno che punisce, è uno che capisce.

Per cui, io ero lì in camera mia a studiare, e mentre me ne stavo lì chino sul diritto privato sento fuori il nostro servo Publio chiamare a gran voce mio padre. Esco, lui è agitatissimo, in preda a una gaiezza straripante e frenetica; lo blocco, mi faccio spiegare. Nella foga del racconto capisco solo che mio fratello è tornato e si preparano grandi feste. Publio riparte, trascinato dalla foga e dall'entusiasmo del momento. Ma la sua sorprendente euforia non riesce a contagiarmi. Anzi, più ci penso e più mi amareggia. Man mano che passa il tempo sono sempre più triste, cupo, ad essere sincero sono proprio incazzato!

Mio fratello è tornato, va bene, siamo tutti contenti, figurarsi se non lo sono anch'io. Gli si fa una festa, e va bene anche questo, passi. Ma papà: e a me? Fai una festa a lui, ma a me non dici niente? Non me l'hai mai organizzato, a me, un banchetto. Perché? Cosa ha fatto lui di più di me per meritarsi il tuo affetto?

Cazzo, papà, se siamo un po' obbiettivi, non è difficile riconoscere che dei due quello che più si è fatto il culo per dimostrarsi un figlio buono e riconoscente sono io! Certo, è facile fare dei grandi gesti clamorosi per farsi belli davanti agli altri, tornare con la coda fra le gambe e plateali gesti di vergogna sfacciata sbattuti in faccia a tutti nel modo più rumoroso possibile, fare i propri comodi per una vita e poi, quando vedi che non ce la fai più, che dovrai pur guadagnarti il pane, pentimento-lampo et voilà, abbiamo fatto il nostro santo. Tutto risolto, tutto dimenticato, un colpo di spugna, e tiriamo dritti con gli occhi bendati come se niente fosse successo.

Facile così -vero?- gettare il fumo negli occhi a chi invece, più modestamente, più umilmente, si fa il culo giorno per giorno, lontano dai riflettori lottando contro le paludi e le mille fatiche della quotidianità, meno eroiche forse, ma di sicuro non meno nobili.

Papà, non vorrei sembrarti ingrato, ma se lui oggi merita una festa io ne merito una al giorno per tutti gli anni in cui ti ho servito fedelmente e amorosamente. Non metto in dubbio che il suo pentimento sia sincero, ma -cazzo!- vale di più lui che si è pentito o io che non ho mai commesso nulla di cui dovermi pentire? Vale di più una macchia lavata o un tessuto immacolato? Preferiresti una moglie traditrice che poi ci ripensa o una moglie innamorata fedele e devota che non ti ha mai tradito? Non voglio che tu mi risponda per forza che preferisci me; mi basta che tu dica: voglio bene a entrambi egualmente. E questa festa falla per entrambi i tuoi figli, che in modi diversi ti amano ugualmente, e non per uno solo di essi.

Sono sempre stato onesto, papà, non ti ho mai tradito, ho sempre fatto di tutto per onorarti e rispettarti e renderti felice. Non mi sono mai lamentato, non ti ho chiesto mai niente in cambio. Ma ora sono tremendamente seccato. Tremendamente.

Eppure anche questa volta non dirò niente.
Nessun libro ne parlerà, nessuno si ricorderà di me. Eppure -papà- la mia grandezza sta proprio in questo: anche questa volta, sebbene offeso, e indignato, io non mi ribellerò. Ancora una volta, per amor tuo, ti sarò fedele, silenziosamente. Nessuno se ne accorgerà, e nessuno mi farà feste.

Vi sfido a non riconoscere che in questa vicenda, anche se passo sempre per quello antipatico e invidioso, il più eroico sono io, e senza nemmeno pretendere che il Vangelo ne parli.