Il mondo dipinto, un libro speciale

Mario di Domenico

24-06-2009  

Stefano Zuffi mi ha regalato il suo ultimo libro “IL MONDO DIPINTO” e, proprio perché me lo ha regalato l’autore, non potevo fare a meno di leggerlo il più in fretta possibile. Sono un detenuto di San Vittore in attesa di giudizio da più di trentadue mesi.

Tra le cose che faccio all’interno dell’istituto, oltre a scontare la pena, lavorare, fare dello sport, frequento il Gruppo della Trasgressione, un gruppo formato da studenti universitari, detenuti e comuni cittadini. Ci incontriamo due volte alla settimana attorno a un tavolo, ci confrontiamo su temi che riguardano la trasgressione, lo sconfinamento, il rimorso, il rancore e la sfida. Lo scopo è riordinare le idee sui propri vissuti; gli argomenti sono arricchiti dagli scritti degli appartenenti al gruppo, che vengono letti e commentati col fine di allargare l’orizzonte della conoscenza e promuovere l’evoluzione e la maturazione delle nostre competenze. Per alimentare la nostra cultura, spesso ospitiamo docenti universitari di varie materie: letteratura, giurisprudenza, psicologia, filosofia e storia dell’arte.

A proposito di quest’ultima, ho avuto modo di conoscere il professor Zuffi, che con le sue performance mi ha letteralmente incantato. Nei vari incontri mi ha fatto appassionare a Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Pieter Bruegel, Bosch e tanti altri; in particolar modo al grandissimo Caravaggio, del quale ho imparato a conoscere tutte le opere. Il suo modo  semplice  e  incisivo di trasmettere gli strumenti per guardare un’opera e immaginare le sensazioni del suo autore, mi affascina.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
che la diritta via era smarrita

Ho citato la prima strofa del primo canto dell’inferno della Divina Commedia per due motivi. Il primo, perché questi tre versi mi si addicono come fossero scritti per me. Ho speso così male i miei cinquantadue anni che solo oggi, dopo tante sofferenze e lavoro interiore, pratico e spirituale, comincio a uscire dalla selva oscura e inizio a riconoscere la retta via. Il secondo motivo è perché anche Zuffi, per raccontare il grande artista che affrescò la “Cappella degli Scrovegni” in maniera divina, cita alcuni versi di Dante, dove dice, che tanto era bravo Giotto che oscurò la fama di Cimabue.

Ma visto che parliamo di Dante, mi prendo il lusso di citare altri tre versi del XXVI canto dell’inferno dedicati da Dante a Ulisse, che siano d’auspicio affinché l’uomo non si tiri indietro di fronte all’impegno richiesto dalla ricerca e dalla scoperta della conoscenza.

Considerate la vostra semenza,
fatti non foste a vivere come bruti
ma per seguir virtude e canoscenza

Veniamo a noi! Conscio del mio fallimento, ma entusiasta e carico per aver capito, anche se molto tardi, che ho ancora del tempo per gustarmi i piaceri della vita e allargare la mia conoscenza, e armato del libro che Zuffi mi ha regalato, mi immedesimo nel ruolo di attore di teatro della mia vita e mi diverto a fare il critico d’arte.

Tra i tanti ospiti del gruppo, ho avuto il piacere di ascoltare anche il professor Valerio Terraroli, altro critico d’arte, che ci ha parlato del futurismo e del suo ideatore. Tommaso Martinetti esaltava le idee rivoluzionarie degli anni del primo novecento: velocità, energia e coraggio erano i riferimenti delle nuove basi letterarie e artistiche dei Futuristi, che rifiutavano le tradizioni, la staticità e il conformismo.

Zuffi nel suo libro racconta in modo semplice, ma molto particolare e innovativo, ventidue dipinti che vanno dal 1300 ai primi anni del 1900, da Giotto a Kandinskij. Qui iniziano le mie considerazioni.

 

Il Mondo dipinto, di Stefano Zuffi

 

Non mi sembra statico o tradizionale “La primavera”, il quadro che Botticelli dipinse per il nipote di Lorenzo il Magnifico nel 1478, tutt’altro! Il dipinto esprime dinamismo, energia e movimento; gli Dei dipinti da Botticelli e raccontati da Zuffi sembra si muovano e danzino in mezzo alla natura che cresce a vista d’occhio; il Dio amore vola leggiadro nel cielo, le vesti degli Dei si sollevano al soffio del vento in un continuo sventolio. Che cosa si differenzia dai quadri di Boccioni, di Russolo, di Balla, di Carrà o di Severini per quanto riguarda il dinamismo, il movimento, l’energia rappresentata come nuovo simbolo del futurismo? Nulla!

Anche l’opera di Turner, “Pioggia, vapore e velocità“ viene raccontata da Zuffi, quasi come se l’immagine di una sola tela fosse una serie di fotogrammi. Il lettore vive il quadro immedesimandosi lì sul treno, mentre invita lady Simon a guardare fuori dal finestrino, attraversando l’Ovest dell’Inghilterra. Quindi Turner era già un futurista! 

Come lo è stato Michelangelo nella “Creazione di Adamo”. Zuffi, mettendosi nei panni dell’artista ed esaltandone le caratteristiche anche di scultore, scrive che Michelangelo, da una parte ha dipinto Dio padre che si libra nell’aria in un cielo vuoto e su una terra senza confini, dall’altra Adamo, che si alza dal suolo appoggiandosi sui gomiti e guardando negli occhi il suo creatore. Ed erano i primi anni del Mille e cinquecento. Non ho avuto la fortuna di poter vedere l’affresco dal vivo, ma mi basta vederlo sul libro per capire quanta energia, movimento e velocità esprime l’Onnipotente che usa una enorme conchiglia per viaggiare nell’universo.

Che dire poi della “Vocazione di San Matteo” del Caravaggio? Un quadro che mi sta particolarmente a cuore. Innanzitutto, è curioso il modo in cui Zuffi racconta l’opera, vista dagli occhi di uno dei modelli. Mi ha fatto vivere per qualche minuto nella Roma del 1600; mi è sembrato di conoscere personalmente il grande artista. Ho immaginato di essere uno dei modelli, ovviamente l’altro, quello che è di schiena e si gira all’arrivo di Cristo. Voi direte che alla mia età voglio prendere il posto del modello giovane e non quello di età avanzata alla destra di Matteo. Sì, ma lo faccio solo perché in un momento cosi importante, non voglio farmi ritrarre mentre gioco a dadi o a contare denaro, ignorando la più grande presenza spirituale. Preferisco guardare in faccia, e pochi ne hanno avuto la fortuna, nostro signore Gesù. Anche nella “Vocazione” vedo il movimento, l’energia e il coraggio di Caravaggio, per aver iniziato un nuovo modo di dipingere. Oltre a essere il maestro della pittura naturalista, era già un Futurista!

Ci spostiamo al 1889. Zuffi racconta di Van Gogh e mi fa emozionare tantissimo mentre mi porta con la mente sul poggio sopra il paese di Saint-Remy, quando prende il posto del pittore e dice: ho alzato gli occhi e il firmamento ha cominciato a palpitare. Se guardo il quadro “Notte stellata” vedo il movimento di tutto l’universo in una splendida notte d’estate. Mancavano ancora venti anni al futurismo di Marinetti, ma probabilmente Van Gogh era un folle veggente.

Non vorrei dimenticare il grande Leonardo e “La Gioconda”. Per quanto bello, potrebbe sembrare un semplice ritratto, ma qui avviene la magia. Zuffi con il suo modo di raccontare fa vedere oltre l’immagine di monna Lisa, quando nei panni di Leonardo dice che, per ringraziare il Creatore delle doti che gli ha dato, cerca con il suo pennello di riprodurre le meraviglie di un universo che vive, vibra, respira intorno a noi. Parla di ribollente attività, dello scorrere dei fiumi che è simile al palpito del sangue che scorre nelle vene. Tutto questo lo dipinge sullo sfondo della Gioconda, e come si può dire che questo non è dinamismo, energia e movimento?

Zuffi continua ad incantarmi parlando della “Ronda di notte” di Rembrandt. Il quadro viene raccontato da Cornelia, la figlia di un appartenente alla compagnia degli archibugieri di Amsterdam, con tutti i particolari che emergono nel rapporto tra una bambina e il grande artista. Anche in questa opera non posso fare a meno di notare quanto l’immagine sia movimentata e piena di energia di vitalità, l’artista ha catturato l’immagine da dipingere mentre i personaggi, tutti agitati, non hanno trovato ancora la loro posizione. Si sente quasi il rullo del tamburo, e tra il trambusto generale si vede Cornelia correre come se volesse fare in fretta a uscire da una scena della quale non doveva far parte. Anche Rembradt nel 1642 doveva essere un Futurista.

Zuffi fa dire a Renoir: Il prossimo quadro che farò deve essere pieno di gioia, di luci, di animazione e movimento. Chi lo guarda non dovrebbe soltanto vedere dei colori, ma anche sentire suoni, musica, tintinnio di bicchieri, risate… Il ballo a “La Moulin de la galette” è una inequivocabile espressione di movimento e di energia, e questo cosa significa? Forse Renoir, oltre ad essere un Impressionista, era in anticipo con i tempi e faceva del Futurismo? O era tradizionale e conformista?

E u-no, e du-e, e tre-e, e… quattro! Inizia così Stefano Zuffi a raccontare di Edgar Degas il pittore aristocratico, quando dipinse “La classe di danza all’opèra”. Un altro artista appartenente alla cerchia degli Impressionisti, anche se il suo capolavoro è pieno di motivi per definirlo Futurista, perché l’energia, il movimento, la dinamicità, sono intrinseche nella raffigurazione delle ballerine della classe del Maitre de ballet Perrot.

Molto singolare è come Zuffi riesce a far vivere emozioni fortissime nel raccontare grandi maestri d’arte, utilizzando la voce e il punto di vista prospettico di un cagnolino. Siamo al bellissimo quadro “I coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck”. Mi sono talmente immedesimato nel racconto, che sentivo l’umidità delle Fiandre entrarmi nelle ossa, per fortuna che subito dopo il cagnolino ha parlato del sole che scintilla sulle spiagge sabbiose della nostra Toscana, cosi mi sono di nuovo riscaldato.

Simpaticissima, anche l’illustrazione della “Pala Pesaro” del Tiziano. Qui il nostro professore di storia dell’arte ha dato voce a un nipote di Jacopo Pesaro; in questo modo il lettore viene incuriosito e catturato dal racconto, perché stavolta è un ragazzino a parlare di una cosa importante quale è la pala Pesaro.

Non voglio dilungarmi oltre, altrimenti vuol dire che da Zuffi non ho acquisito niente. Come posso però non parlare del grande Pieter Bruegel il vecchio? “Cacciatori nella neve” ha tutte le caratteristiche con le quali Marinetti ha dato origine ad una nuova corrente, il famigerato Futurismo. L’energia del fuoco, il movimento dei cacciatori con i loro cani, la pista di pattinaggio piena di bambini che scivolano veloci. Ancora una volta mi domando: apparteneva al Rinascimento o era già un Futurista? Come si può non apprezzare questo stupendo libro quando Zuffi, nel raccontare la vita e il quadro di Bruegel il vecchio, coinvolge il figlio dello stesso, che a sua volta diventerà pittore, mettendo in evidenza anche la morale, e il modo di tramandare le cose che nella vita fanno parte degli strumenti per riconoscere la retta via.

Insomma, mi sembra di poter concludere dicendo che non conta l’epoca o la corrente artistica di un pittore, ma soltanto la bellezza e la ricchezza delle loro opere e che oggi mi hanno permesso di scrivere tutto questo.  Grazie Stefano per avermi regalato un po’ di conoscenza.

 

----------

Link utili:

I libri Feltrinelli di Stefano Zuffi

Altri libri di Zuffi

Libreria unilibro

Il blog di Zuffi