Il patto con gli uomini

Alessandro Crisafulli

 

05-09-2013

Il patto sociale ha segnato l’inizio della vita in società dell’uomo e, conseguentemente, la nascita delle istituzioni civili. Spesso si crede, erroneamente, che siano rilevanti soltanto i patti esplicitamente formulati; di fatto, viviamo costantemente immersi in una serie infinita di patti di cui a volte senza renderci conto beneficiamo e ai quali inconsapevolmente abbiamo aderito.

Non c’è dubbio che il patto più vitale per l’uomo sia quello con la società. In questo rapporto, che va dalla culla alla tomba, c’è l’essenza del vivere civile. Naturalmente, poiché la società è formata dall’insieme di tutti i cittadini, il grado di benessere collettivo raggiungibile è direttamente proporzionale all’impegno, alla serietà, all’onestà e alla responsabilità che ognuno dimostra nei confronti di questo patto.

Anche l’evoluzione personale non può prescindere dall’interazione con gli altri. Così facendo, si crea una gioco di squadra che giorno dopo giorno ti nutre e ti consente di costruire la piattaforma dalla quale spiccare il volo. E’ ovvio che per crescere è necessario assumersi delle responsabilità verso la collettività, ma tali responsabilità non vanno intese come un peso, bensì come un ulteriore stimolo alla propria crescita.

Ritengo sia legittimo fare un patto anche con se stessi, che consiste in un promemoria degli obiettivi e, perché no, degli ideali che vorremmo raggiungere; ma ciò non deve avvenire a discapito della società: in questo caso il raggiungimento del traguardo rappresenterebbe solo una “vittoria di Pirro”, poiché il guadagno non potrebbe mai compensare le enormi perdite causate alla collettività e a noi.

Durante la mia esperienza criminale non percepivo la società come un’istituzione della quale facevo parte; io vivevo in un mondo parallelo, basato sull’arroganza e sulla violenza – una sorta di giungla dentro la città – che escludeva categoricamente le regole del vivere civile.

Malgrado la mia autoesclusione, lo stato, come un padre paziente, non mi ha considerato un alieno e ha continuato a mettermi a disposizione le sue risorse di base.

Sicuramente, al fondo delle mie azioni, c’erano rabbia, rancore, desiderio di rivalsa, ma anche ottusità, mancanza di una visione più ampia e di prospettive differenti… come se la via del crimine fosse stata l’unica da me percorribile.

Oggi, grazie anche all’aiuto di alcune guide che ho trovato in carcere, ho ribaltato radicalmente la mia visione del mondo; ciò mi ha consentito di stipulare un patto con gli uomini, basato sui principi e sui valori della società di cui desidero con tutto me stesso fare parte.