Dietro le bancarelle dell'officina

Karen Papazian

05-02-2011  

Solita fredda mattina di un venerdì di gennaio...

Carcere... silenzio... nulla si muove... gli orologi fermi da anni che segnano ore diverse e annullano il tempo... corridoi lunghi... sbarre... tristezza..

Mi infilo in un corridoio apro la porta: sorpresa... e cosa vedo? Una fiera, movimento, persone colori, voci canzoni... mi chiedo cos'è tutto ciò

E' L’Officina di Via Belgioioso... è un mercato dove si espongono i prodotti di un lavoro, anzi di tanti lavori che si fanno insieme ai detenuti... ma prima di esporre il prodotto per la vendita è anche un'officina dove si lavora per crearli, dove ciò che si partorisce passa di mano in mano e cambia e si trasforma… nulla rimane uguale...

Ah sì... lavorare in un'officina è faticoso… molto... sapete, non tutti gli operatori e i detenuti se la sentono di lavorare dentro questo posto... sai come entri, ma non sai come esci… si fa fatica... ci si diverte pure però... si litiga, ci si confronta e a volte ci si commuove... a furia di lavorare spesso vengono i calli alle mani..

Nell'officina non c'è tristezza, staticità, dolore... no qui non c'è... qui ci sono persone attive che lottano, cercano di capire, producono, pensano e si guardano indietro non per commiserarsi ma per utilizzare la loro esperienza passata per costruire un futuro - si spera migliore di quello che hanno costruito finora…

 

Carmelo Impusino - Foto di Alessio Ferraro

 

Entro nel teatro e mi chiedo che cosa ci fa tra la folla Sisifo che passeggia e conversa e che litiga con Giove, con Thanatos... mi fermo mi siedo e ascolto la storia... vengo risucchiata piano piano nel mito...

Strano: ho sempre pensato che i miti fossero qualcosa di antico, vecchio, noioso, ma invece mi accorgo che ci toccano… si affrontano argomenti molto attuali: l'autorità, i limiti, la consapevolezza di ciò che si fa, il senso della pena, l'identità...

E' incredibile… riuscire a coinvolgere giovani, ragazzi e adulti che hanno commesso reati, pluripregiudicati che non hanno mai frequentato la scuola… con un mito... e chi l'avrebbe mai detto, ma chi ci ha pensato?

Ah eccolo lì... un uomo con i capelli bianchi, un po' narcisista… ma che è riuscito a fare entrare il mito di Sisifo dentro tutti... un uomo che puoi chiamare folle… ma che riesce a farti incuriosire, capire… uno che non vuole essere chiamato “operatore”, ha il terrore di questa parola… eppure da qualche anno collabora con Il SerT3 dell'ASL Milano…

Ma torniamo alla rappresentazione: sento commozione perché quando parlano i detenuti, mi accorgo che non recitano... ascolto quello che dicono… non mi sembrano le parole di Sisifo o di Giove... sento le loro voci… sento che emergono i loro ricordi, le loro emozioni, le loro storie... rimango affascinata da ciò… alla fine della rappresentazione con un applauso cerco di fermare tra le mie mani tutte quelle emozioni, quelle parole ricche di sensazioni che ho ascoltato.... ma purtroppo volano via..

Essendo una fiera, i prodotti sono tanti… si parla di “gruppo poesia” e di tanti progetti... espongono il loro pensieri giudici, docenti universitari, rappresentanti dei giornali, medici e tanti altri… è una fiera... è giusto che ci sia una varietà di prodotti...

 

Giovanni Crisiglione - Foto di Alessio Ferraro

 

SABATO 29 GENNAIO..
Ritorno... chi si può fare scappare una fiera di due giorni... sono curiosa di vedere che cosa troverò…

entro... musica... violino, una chitarra con le note delle canzoni di De André... la musica... pericoloso elemento in carcere per me... ti fa andare oltre le sbarre e ti fa volare via… pericoloso sì... ma ti fa fantasticare…

Poi la musica cessa… applausi e mi ritrovo ancora dietro alle sbarre... strano… con la mia mente fino un minuto fa avevo viaggiato in Marocco, in Sicilia… e ora sono a Bollate... pazienza… rumori... preparazione… sul palco c'è movimento...

Dall'Olimpo dove mi trovavo il giorno prima mi ritrovo in uno squallido bar... fumoso... gente che gioca a carte persone che usano una slot machine... un pazzo che parla con la macchinetta... ma che sta dicendo quello?

Ascolto... non è pazzo, è un dialogo sì con la slot, ma anche con se stesso... la cosa si fa interessante… il gioco d’azzardo è una potente macchina che ti fa sfidare la sorte, il destino: è uno strumento di controllo per i più deboli... si parla di fallimento, di provocazione, di vuoto, di dipendenza, di eroina… tutto con il rumore costante delle monetine che il protagonista vince

Si incontrano tanti personaggi... la scimmia, lo spacciatore, il giocatore cocainomane… tutti con la loro storia…

La cosa strana è che ciò che è stato scritto non è stato fatto a 2 mani… ma con tante mani, teste differenti... ogni persona con la sua esperienza, con i suoi pensieri, con le sue idee ha contribuito a creare la rappresentazione teatrale...

Forse il segreto che non tutti possono vedere, ma solo alcuni privilegiati possono sapere, è che stato faticoso ma nel contempo meraviglioso costruire questi prodotti... prodotti che non potranno mai essere venduti... perché frutto dell'impegno di ognuno di noi… invendibili...

Dentro quell'officina non c'era la divisione tra detenuti e operatori, anzi spesso erano i detenuti che insegnavano agli operatori… un'officina dove non si produce per avere un ritorno strumentale, soldi... belle relazioni al magistrato… No, si produce... per migliorarsi, per vivere, per proiettarsi nel futuro... e per rileggere il passato in un'ottica costruttiva, per gli altri, per portare esempio agli adolescenti che diventeranno adulti anche loro...

E, come in ogni mercato, a una certa ora si è iniziato a smontare le bancarelle… a mettere via gli strumenti... strano… i prodotti non ci sono più... e chi li avrà rubati... d'altronde siamo in carcere…

strano, ora, a una settimana dalla chiusura della Fiera, cammino in corridoio e a volte mi capita di incontrare chi come me si è messo dietro alla bancarella della fiera... incrociamo i nostri occhi... uno sguardo d'intesa... e sappiamo che entrambi tacitamente siamo stati ladri di quei prodotti che teniamo nel cuore...