Brezza marina

Francesco Ranieri

07-10-2009 Testo originale

Vorrei guardare dentro di me e capire… o meglio, “lavorarci sopra”.

Vorrei provare a non farmi influenzare da visioni preconcette. Tutto si muove e si trasforma. Vorrei guardare con altri occhi, forse dovrei rinascere, o forse cancellare le mie esperienze.

Ma se fosse possibile, non vorrei proprio rinascere, vorrei provare a guardare la vita con altri occhi. Tutto è materia più o meno consolidata, anche i miei trascorsi sono diventati materia. Sono diventati parte di me, come ciò che brucia in un forno ne impregna le pareti. Ho capito che noi tutti portiamo addosso i resti e le scorie di ciò che abbiamo vissuto; fanno parte di noi, siamo noi.

L'aria, sì, l'aria può essere il punto di partenza, l'aria su cui lavorare. L'aria è materia impalpabile. Le mie domande, i miei dubbi, le mie insicurezze, se non fossero imprigionati in un involucro contaminato da scorie, avrebbero la purezza di un bambino.

L'aria si trasforma in vento, bufera o tornado; un bambino cresce, cambia, si trasforma sotto l'azione delle sue esperienze. Ma l'aria, che può essere causa di distruzione, può anche sostenere il volo di un aereo. Forse posso fare, possiamo fare, qualche cosa per convivere con le nostre esperienze, in un momento di brezza marina poggiarci sopra la nostra vita.