Cavallo

Vincenzo Romano

   

 

Foto di Carla Zaffaroni

 

È un noto industriale, proprietario di svariate ditte dove nascono i dolci, fra i numeri uno delle vendite nel mondo, costantemente in concorrenza con i rivali che cercano sempre di mangiare i tempi per comandare il mercato, tenendo come punto di forza la novità.

E’ inventore, produttore e venditore del suo prodotto, guadagna molti soldi. Ha molte proprietà, gira con macchine di lusso e molte donne lo corteggiano.

Ora è al suo quarantacinquesimo compleanno e, spegnendo le candeline, esprime il desiderio di riuscire a scoprire la miglior ricetta di dolci nel mondo, per rimanere primo assoluto nel mercato. Gli ultimi 25 anni della sua vita li ha trascorsi ad inseguire un primato: sconfiggere la concorrenza definitivamente.

Gli è capitato moltissime volte di avere a disposizione del tempo per divertirsi ma, quel tempo, non è mai stato dedicato interamente al divertimento; il pensiero del guinnes brancolava sempre nella mente e, quindi, sottraeva del tempo allo star bene.

Questa fobia, padrona ininterrotta di una parte de suoi pensieri: nei 15 anni seguenti, le sue abitudini, amicizie, locali ed addirittura la sua alimentazione fu convenzionata da questo pensiero fisso.

Il potere sociale gli permetteva di essere preso come simbolo: ogni abitante stimolava il suo pensiero di rimanere sul podio, non badando ad altro. All’età di sessantacinque anni, dopo tante preoccupazioni, notti in bianco, i giorni di lavoro sprecati inseguendo la novità, cadde in un forte esaurimento nervoso e si accorse d’improvviso d’essere solo.

Un dottore molto più giovane di lui, appena ritornato da uno dei suoi frequenti viaggi alla scoperta del mondo, gli disse: “Prova a riposare la mente andando fuori da questa routine di rincorse”.

Il nostro industriale, seguendo il consiglio, andò in un paese dove non circolavano neanche le auto, un paese dove le soddisfazioni vengono a bussare alla porta senza bisogno di forzarle rincorrendole, un paese dove ogni essere vivente viene amato e rispettato per quello che è, un paese più vero.

Incontrò un contadino che aveva una masseria e produceva pane, al quale chiese qualcosa da mangiare: il contadino portò il suo prodotto d’eccellenza.

L’industriale, sorpreso dalla bontà e stupito per non aver mai assaggiato una squisitezza simile, dopo una vita trascorsa nel suo paese, a mescolare gli ingredienti che la sua terra offriva per perfezionare i suoi dolci, chiese con tono sconsolato e intriso di rammarico:

Ma che cos’è questa trasparente e prelibata delizia?”

“Pane e latte!”

 


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