Il sestante

Antonio Iannetta

Febbraio 2000  

Mi regalarono sin da piccolo un sestante,
lo abbandonai in un angolo buio e polveroso del solaio.

Mi incamminai senza conoscere la direzione,
persi subito la via, e quando il buio mi avvolse,
rimasi urlante nelle tenebre per un tempo indefinito.

Vagavo cieco e senza meta,
in un giorno che volgeva al termine
trovai un vecchio con una lunga barba bianca,
accoccolato su una enorme sporgenza rocciosa.

Mi sciolsi in un pianto liberatorio al suo sorriso,
lui, prendendomi la mano, mi condusse in cima alla collina,
scese il buio, e mi indicò tutte le stelle visibili
chiamandole per nome come vecchie e care amiche

All’alba felice recuperai il sestante…

 

Scritti collegati: Con Zuffi a colazione; Il sestante nella lettura di Emilio Pozzi