Nicolò Copernico

Maurizio Albergoni

05-12-2003  

Nicolò visse nel Cinquecento.
Le ricerche astronomiche che effettuò lo portarono alla formulazione d’ipotesi che ebbero come conseguenza il ribaltamento dell’universo tolemaico, segnando in profondità la concezione dell’uomo e del cosmo di tutto il pensiero moderno.

Questo nuovo modo di sentire e studiare la natura ha contribuito a caratterizzare la visione rinascimentale dell’uomo. Infatti, la precedente concezione concepiva l’universo come finito e geocentrico, in altre parole supponeva che il centro dell’universo fosse occupato dal nostro pianeta, e che il sole e tutti gli altri pianeti vi ruotassero attorno.

Nicolò ribaltò la prospettiva tra la terra e il sole; e fu un’innovazione d’immensa portata, una svolta epocale che mise sottosopra la visione tradizionale del mondo conosciuto. Ancora oggi l’evento viene considerato tra i tra i più rivoluzionari nella storia del pensiero e una viva dimostrazione di come l’uomo possa rinnovarsi e rinascere. Per questo la sua voce giunge fino ai nostri giorni.

Nicolò, conscio e consapevole di sé, sperimentò la sensazione di non potere star dentro la precedente visione tolemaica, seppe avere fiducia nella sua intuizione e vi lavorò sopra per farle avere un senso e un luogo nel mondo.

Se in lui avesse prevalso la sensazione di vacuità, quasi sicuramente non ci sarebbe stato tramandato nulla della sua esistenza e delle sue scoperte. Se fosse stato così, l’umanità avrebbe, comunque, pazientemente atteso fino alla venuta di un altro volto. I pianeti e il sole, nel frattempo, avrebbero continuato a girare per le azzurre volte dell’universo.