Regole e libertà

Felice Cuffari

20-03-2004  

A me piace più ascoltare gli altri che scrivere, ma essendo il rapporto tra regole e libertà parte integrante della mia vita è giusto che ne parli anch’io.

Molte volte parlo con me stesso dandomi delle regole o responsabilità.
Guardando oggi la società e me stesso con occhi e testa diversi, noto che le regole non mi schiacciano più; credo inoltre che per un quieto vivere ci vogliono.

Sicuramente non tutte le regole mi calzano a pennello, ma trasgredendole non le miglioro di certo, quindi, per non continuare a sbattere la testa, cerco di prenderle per il verso migliore e di trovare le sfaccettature che più mi si addicono.

Credo che questo sia dato dalla mia maturazione, che, mattone su mattone, sto costruendo con molta sofferenza e fatica. Lo vedo dalle piccole cose in cui pongo responsabilità e in cui trovo un’identità che prima non avevo.

Purtroppo, è sempre stato così per me, con l’uso della droga non rispettavo le regole e me stesso, avevo una falsa identità, una maschera, una facciata che non era il vero FELICE.

Quindi dopo molti alti e bassi e prove di vita, ho cominciato ad inventarmi, a lavorare con un uomo nuovo che comincia a credere in ciò che fa, rispettando le regole e le cose amare che ci serve la vita. Trovo sia bello inventarsi, è come cambiare pagina e riassaporare una nuova libertà.

Non sempre regole e libertà camminano di pari passo. Ci sono delle regole che possono in parte limitare una nostra libertà, ma a quel punto dobbiamo chiederci: quale libertà veramente vogliamo? Facendo un piccolo passo indietro e ripercorrendo la stessa strada si può certamente trovare una propria libertà, diversa forse, ma pur sempre libertà.

Molte volte ho confrontato la mia libertà con quella di mio fratello, che ha circa la mia età. Quando lui si fermava al rosso, io passavo. Quando timbrava il biglietto sul tram io lo deridevo, e quando lui si alzava per andare a lavorare, io rientravo da una serata all’Hollywood.

Mi sentivo migliore di lui e pensavo che tutto mi fosse concesso e tutto fosse naturalmente lecito. Ma non è cosi: lui, pur rispettando le regole, pagando le tasse e accettando questa società, sta molto meglio di me. Ha una casa, un’attività, una brava moglie e due figli e non gli manca nulla.

Siamo molto simili, cioè ci somigliamo molto. Quando la gente ci incontra, non sa chi sia FELICE o IGNAZIO, a volte dicono: IGNAZIO è quello bravo, FELICE invece è quello che è stato dentro è quello cattivo.

Ma non è cosi, non mi sento cattivo, sono forse il più fragile.