La mia infanzia

Nico Zizzi

11-07-2003

Avendo modo di affrontare nel gruppo certi discorsi, in quello tra “genitori e figli”, ho incontrato un po’ di sofferenza, ma nella lettera che Livia ha scritto, il suo ritrovato modo di dialogare in famiglia mi dà motivo di andare avanti; sono molto contento delle sue conquiste.

Io invece ancora adesso non sono riuscito ad avere un rapporto di dialogo con mia mamma, anche se vorrei tanto riuscirci, primo perché amo molto mia mamma, anche se vorrei capire se le mie scelte sono state causate dal fatto che sono cresciuto senza aver mai conosciuto mio padre, che è sparito quando io avevo un anno, non ho nemmeno una sua foto, non so nemmeno come lui sia fatto, se è bello o se è alto, niente di niente.

Quelle poche volte che cerco di affrontare questo discorso con mia mamma, da lei non esce mai una parola, io chiedo di mio padre semplicemente perché vorrei capire perché sia sparito cosi nel nulla; questa è una domanda che mi porto dietro da molti anni a questa parte.

Da quando ero piccolo ad oggi ho sempre fatto cose molto negative, anche se per me era divenuto un modo come un altro di vivere, con diffidenza verso gli altri per i motivi che mi porto dentro da sempre, non avendo una persona come i genitori che mi davano un significato di come sia la vita. Sono sempre stato da solo in casa sin da quando ero piccolo non potevo fare domande del tipo: mamma, a cosa serve questo? A cosa serve quest’altro? Gran parte della mia infanzia, l’ho trascorsa con persone che a me erano estranee, un giorno ero in casa di qualche amica di mia mamma, un giorno ero dalla parrucchiera, un giorno ero dalla vicina di casa.

La vita, i parenti e anche la gente non mi hanno dato molto, io prima di scegliere di fare questa vita, ho provato a fare una vita regolare, ma non faceva per me, mi piaceva divertirmi ed avere cose che non potevo avere lavorando regolarmente.

Questa mia scelta di vita non ha fatto altro che peggiorare il rapporto con mia madre, lei mi vuole un mondo di bene ma avrebbe voluto che io facessi una vita regolare, io ho preso la strada sbagliata e questo mi ha portato ad essere cattivo esternamente ma nel mio cuore c’è sempre una persona molto affettuosa…

Preferisco non approfondire oltre sul difficile rapporto con mia madre, anche se spero di recuperarlo, sia nel dialogo sia nella comprensione, quella comprensione di cui io avrei avuto bisogno in alcuni momenti difficili della mia vita.

Riconosco che la madre di mio figlio si tiene poco in contatto con me perché ha paura che il bambino possa fare i miei stessi errori, cosa che io non vorrei assolutamente, però vorrei invece che lei sapesse e capisse che io in questa carcerazione ho capito molte cose, cose che prima non pensavo nemmeno.
La mia paura è che mio figlio crescendo come sono cresciuto io, senza padre e senza persone che si occupavano di me, diventi ciò che sono diventato io.

Frequentando questo gruppo e il mio migliore amico, mi sto rendendo conto che sono cambiato molto, e che ho imparato a guardare le cose da un altro punto di vista.
Concludo questo mio scritto ringraziando voi del gruppo, ma in particolare il dottor Aparo, Livia e Umberto che mi è sempre vicino anche nei momenti difficili.

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