Angeli senza ali

Eric Bozzato

19-06-2004  

L'asino della classe,
di Jacques Prevert

Dice no con la testa
ma dice sì con il cuore
dice sì a ciò che ama
dice no al professore
è in piedi
lo interrogano
e tutti i problemi son posti
d'improvviso gli prende la ridarella
e cancella tutto
i numeri e le parole
le date e i nomi
le frasi e i tranelli
e malgrado le minacce del maestro
tra le urla dei ragazzi prodigio
con gessi di tutti i colori
sulla lavagna dell'infelicità
disegna il volto della felicità

 

Ho sette anni, forse sei, sono in prima elementare. Di fianco a me c'è Elisabetta, bambina bellissima e di buona famiglia; le regalo sempre le figurine più belle, le più rare, è il mio modo per dirle che lei è la mia fidanzata, ma a lei piace un altro. Siamo seduti fianco a fianco in prima fila, davanti alla cattedra della maestra, lei perché secchiona e dolcissima, io perché ribelle, irrequieto, da tenere a bada insomma.

Si apre la porta dell’aula, è mia nonna, parla con la maestra, mi guarda e mi dice: "Ma come!? Stupidino, non hai avvisato l'insegnante che oggi esci prima per andare dal dentista?"

Non capivo ed ero terrorizzato, il dentista era il mio incubo peggiore.
Cinque minuti dopo camminavo in strada con mia nonna e la sua faccia preoccupata mi suggeriva che non sarei andato da nessun dentista, la domanda inquisitoria non tardò ad uscire dalle sue labbra: “Questa mattina hai rubato un chewing-gum dalla borsa di tua madre, l'hai mangiata? L'hai nascosta? Sei un disgraziato! Prima perché hai rubato dalla borsa della mamma e poi perché ti ho proibito di mangiare quelle schifezze".

Mia nonna sa il fatto suo; io per difendermi dico subito che non l'ho mangiata ma l'ho nascosta nella cesta dei giocattoli; infatti levato l'involucro verde con sopra scritto Brooklyn e aperta la carta stagnola, avevo trovato della sabbiolina marrone e grigia. Appena l'ho vista mi è venuto il desiderio di usarla come sabbia per il camion a rimorchio che avevo fra le altre macchinine.

Mia nonna sollevata mi guardò, il viso da paonazzo ridiventa rosa: "bravo amore mio, lo sapevo che non disubbidivi alla nonna, allora l'hai solo nascosta e non l'hai mangiata. Vedrai che la mamma sarà contenta e ti perdonerà se gliela ridai; sai amore, era molto agitata, sta male se non prende la sua medicina, promettimi che ora che lo sai se la rivedrai di nuovo non la prenderai mai più"; "ok., nonna prometto!"

Arrivati a casa non ho avuto il bisogno di mostrare dove si trovava; mia madre in bagno, mia nonna a svuotare la cesta dei giochi, io con l'occhio sul buco della serratura del bagno, la mia sabbia per camion scaricata velocemente in un rimorchio insoddisfatto che si sarebbe spento dieci anni dopo.

Capii velocemente che non ci sarebbe più stata nessuna sabbia e nessun rimorchio con cui giocare, né allora né mai più. Nessuno dei mille colori che possedevo riuscì mai a capire il nero di quella maledetta lavagna, è sempre mancato l'azzurro nella carta delle risorse, senza azzurro non c'è né cielo né mare, senza cielo e senza mare la terra non esisterebbe, come senza amore la vita stessa non esisterebbe.

Nei dieci anni che vennero dopo, nonostante la situazione, mia madre si fece in quattro per cercare di crescermi con amore e col sorriso, ma l'amore che ha dato a me, purtroppo, non l'ha dato in ugual misura a se stessa, si è spenta fra maschere false e giudizi scontati di chi l'ha sempre giudicata e mai amata. Il dolore che vivo ancora oggi è quello di non aver fatto in tempo a dirle quanto l'amavo.

La stessa paura la vivo verso mio padre, salvatosi al pelo da un’identica fine per l'identico motivo, l'orgoglio, la rabbia, la droga, il carcere, la sofferenza, tutti elementi che nutrono un silenzio che dura forse da troppo, un silenzio costruito su urla d'amore. Spero con lui di avere il tempo che non ho avuto con mia madre.

Credo che la vita attraverso la procreazione sia la continuazione del percorso di un'anima, credo che i fantasmi, i morti, i guerrieri che non sei riuscito a sconfiggere ti torneranno sempre davanti: credo che nell'anima dei figli continuino le battaglie irrisolte dai genitori e dai nonni.

Una volta individuato il vero nemico inizia una lunga e dura battaglia e come in tutte le guerre o vinci o muori oppure fai la pace.