Libertà sognate


Giovanni Savoca

  23-05-2003

Sento qualcosa di diverso dallo stato di restrizione in cui mi trovo, una sensazione quasi irreale, che mi porta a sognare ad occhi aperti.
Immagino di camminare in un lungo viale alberato, con le persone a me più care, al mio fianco.
Immagino di camminare in una giornata di pioggia e non curarmi che la stessa mi stia bagnando.
Immagino di correre in un grande prato verde, di fermarmi davanti ad un grande albero, e dopo averlo ammirato in tutte le sue forme, abbracciarlo.
O semplicemente fermarmi in un bar per gustare un caffè.
Ma soprattutto immagino di fare tutto ciò, senza che nessuno mi possa dire:
Dove va? Cosa sta facendo? Perché lo sta facendo?
Capisco che il più benevolo degli interlocutori mi potrebbe dire: ma cosa vuoi? Ma perché l’hai fatto?

Chiunque egli sia, vorrei semplicemente rispondergli, citando un racconto di Luigi Pirandello, “L’uomo dal fiore in bocca", dove un uomo, solo nel momento in cui sa di avere un male incurabile, incomincia ad apprezzare la vita e tutte le sue sfumature. Dà brividi, con quanta dedizione e quanto sentimento descrive la confezione di un semplice pacchetto contenente un regalo.

No, non sono un malato di cancro, ma mi rendo conto che, nonostante abbia immaginato tante volte le scene sopraelencate, l'ho fatto sempre senza dare loro il valore che meritavano; dico a me stesso che una volta oltrepassato il muro che per il momento mi chiude, con una più accurata ed attenta riflessione, i miei sogni di libertà diventeranno realtà e solo allora li potrò vivere con la gioia nel cuore.