Lettera al Presidente

Nuccia Pessina

Gruppo Trsg Esterno

11-05-2012

Gentile Signor Presidente,

mi chiamo Nuccia Pessina, sono un'insegnante e faccio parte del Gruppo della Trasgressione che opera all'interno del carcere di Bollate. Sono entrata in contatto col gruppo alcuni anni fa quando, grazie a una collega che collaborava col carcere di San Vittore, il gruppo era venuto nella nostra scuola.

Non mi sarei aspettata che dei carcerati, con le loro riflessioni personali sulla propria vita e sulle scelte effettuate, potessero essere così efficaci nell'intercettare l'attenzione dei ragazzi (e chiunque insegni sa che è difficile), così incisivi nel coinvolgerli, così sinceri nel mettere a nudo se stessi da indurre i ragazzi a fare altrettanto. Quella volta ho visto che le domande e le risposte non erano di cortesia, gli interventi e la partecipazione non erano di circostanza; il dialogo avveniva davvero e i ragazzi uscivano allo scoperto con i loro bisogni e i loro disagi (e chi insegna sa che superare certe reticenze è quasi impossibile). E poi in classe ho avuto la conferma che l'incontro aveva funzionato, per loro esplicita ammissione “Che bello, Prof. quando vengono ancora?”

La collaborazione così è continuata e ha assunto forme diverse: siamo entrati noi a S. Vittore, una volta per parlare coi detenuti, una volta per assistere a un loro concerto.

Tutto ciò ha funzionato e funziona tuttora per la genuinità delle persone che partecipano al gruppo, detenuti e cittadini che per loro scelta hanno deciso di lasciarsi coinvolgere in un progetto che fa vivere fianco a fianco, per qualche ora alla settimana, persone appartenenti a mondi diversi, di diversa età, origine ed estrazione culturale, ma accomunate dal desiderio di esprimere e arricchire vicendevolmente la propria umanità. E capita a volte che io mi dimentichi di avere a che fare con uomini che hanno violato la legge e che veda in loro solo persone ricche, grazie alle quali è possibile nutrire il proprio spirito e anche recuperare fiducia nelle potenzialità della natura umana e della socialità.

Oggi che ne frequento settimanalmente gli incontri, mi rendo conto che il gruppo è una creatura dai molteplici volti, dotata di una vitalità tentacolare, che si nutre di stimoli ogni volta diversi, che non riposa sulla fissità della forma conquistata ma è in continuo divenire. E così la creatura ha scritto un libro su Caravaggio, propone convegni nelle scuole e nelle sedi delle varie carceri, forma sul campo laureandi e neo-laureati in psicologia e giurisprudenza, intende costituire una cooperativa per facilitare il ritorno nella società dei detenuti in libertà vigilata o che hanno finito di scontare la pena.

Il Gruppo è una creatura libera, nonostante sia dentro un carcere, perché libere sono le persone che scelgono di farne parte e perché sanno che possono esprimersi, indipendentemente dalla loro condizione di detenuti o di liberi cittadini. Attorno a quel tavolo si è alla pari. Il dottor Aparo è il nocchiero che sa come gestire la creatura cui ha dato vita, la sa gratificare ma anche riprendere, la lancia per farla volare alto, ma anche la indirizza quando sta vagando senza costrutto, sa valorizzare ogni contributo ma anche altrettanto fermamente inibire comportamenti inopportuni, spiegandone il motivo.

Nel Gruppo crescono tutti e il Gruppo è in grado di proporsi anche all'esterno in ambiti dove le sue peculiarità possono essere preziose, soprattutto nelle scuole dove il bullismo e altri comportamenti a rischio sono ormai un problema diffuso.

Spero di averla incuriosita, signor Presidente, di averle suscitato il desiderio di venire a conoscerci, di averle fatto balenare l'idea che anche un'Autorità come Lei può vedere il Gruppo della Trasgressione come un alleato per costruire una convivenza sociale più civile e armoniosa.

Nuccia Pessina