Lettera al Presidente

Antonio Lasalandra

Gruppo Bollate

19-05-2012

 

Egregio signor Presidente,

mi chiamo Antonio Lasalandra e sono detenuto presso la II Casa di Reclusione di Milano - Bollate. Questo mio scritto è solo per raccontarle il mio stato di detenuto e allo stesso tempo di cittadino milanese.

Come detenuto, credo che lei sappia già le sofferenze che ci sono all'interno dei penitenziari e i problemi che deve affrontare ogni recluso. Come cittadino, vedo invece cose nuove. Si, perché oltre che essere detenuto, mi sento e credo di essere cittadino anch'io, nonostante il modo in cui ho vissuto.

Non voglio raccontarle la mia storia, le dico solo che dopo oltre venti anni sono ricascato in questi posti, affetto da quei mali che si chiamano vizi: gioco, alcool, droga e... mai nessuno del mondo esterno che mi abbia detto o fatto capire qualcosa in merito a ciò. Forse non l'avrei nemmeno ascoltato.

Ora in questo luogo, ho trovato un cammino che mi ha fatto sentire vivo. Sono due anni e più che frequento il "Gruppo della trasgressione". All'inizio mi sembrava così strano e falso che qualcuno si potesse prendere cura di me, di noi "malati del vizio". Ma poi, con il tempo e la pazienza del nostro Capitano, il dottor Aparo, sono riuscito a guardarmi dentro. Le situazioni che sono venute fuori dal Gruppo mi hanno permesso di approfondire il mio vissuto, il mio passato con tutte le sue sfumature.

Voglio solo dirle che in giovane età ho commesso qualcosa di molto grave con conseguenze sulle altre persone e su me stesso. Conseguenze fisiche e mentali. Avevo rimosso tutto, non esisteva più il mio passato. Ma frequentando il Gruppo della trasgressione tutto è ritornato a galla, è uscito tutto da solo, ho parlato, ho raccontato le mie paure e quello che ho vissuto in funzione del fatto commesso. Lei forse non ci crederà, ma da quel giorno credo di essere diventato un altro. Non voglio dire che sono diventato buono, ma mi creda, riesco ad affrontare i miei giorni con meno pesantezza, nonostante il luogo in cui mi trovo.

Ecco, tutto questo solo per farLe capire quanto sia utile al detenuto il Gruppo della trasgressione, quanto sia importante al detenuto per continuare ad avere delle speranze, e al cittadino per comprendere che nella società ci sono veramente delle persone che spendono la loro vita per far star meglio tutti quanti.

Grazie ai miei compagni del Gruppo, presenti e passati, al dottor Aparo nostro "rompipalle" (in senso affettuoso), ai suoi collaboratori, studentesse e insegnanti. Spero per tutte quelle persone che, purtroppo, arriveranno qui, che possano anche loro ritrovare la strada diritta e capire quanto sia importante questo Gruppo, parte integrante del progetto rieducativo che viene proposto a Bollate.

Nel ringraziarla per la Sua cortese attenzione, Le porgo distinti saluti.

Antonio Lasalandra