Il gioco del nascondino

Armando Xifaij

  13-07-2005
 

C’è una paura che mi fa venire i crampi allo stomaco. E’ una paura che agisce contro la libertà e la voglia di vivere in mezzo agli altri e con gli altri. Io l’ho avuta. Era una paura vorace che aveva me come obiettivo e che mi fece scontare tutte le mie debolezze.

Ero entrato in un processo che difficilmente sarei riuscito a fermare. Serviva forza d’animo, carattere e volontà per riuscire, ma in quel momento di tutto ciò avevo poco e niente. In maniera incosciente cercavo una via di fuga da tutte le mie responsabilità, dalle sfide che mi si ponevano ed egoisticamente trovai rifugio nella trasgressione, nell’autodistruzione, nel delinquere, nel deviare.

Scelsi di non essere più il capo famiglia che doveva avere una risposta e una soluzione a tutto e, da meschino, reagii. Anche se la vita non era stata tenera con me,  molte prove le avevo superate dignitosamente, ma questo non mi riparava dal mio futuro e di certo non mi poteva giustificare di fronte ai miei prossimi fallimenti.

Non credo che da criminale avessi degli obiettivi seri, erano solo il mio personalissimo alibi, sicuramente non volevo diventare migliore, non era nemmeno una risposta sdegnata alla società e al sistema, solo la dichiarazione di bancarotta e del mio fallimento come capofamiglia, era una vile risposta a me stesso e ai miei candidi sogni di adolescente.

In sostanza avevo paura di essere libero e responsabile, avevo paura di dovere, di essere, avevo paura che gli altri si rendessero conto di tutto questo.

Quale posto migliore di un carcere esiste per nascondersi da tutto e da tutti?

Di fatto, finii in galera e, superato il primo momento drammatico e shoccante mi resi conto che era lì che volevo trovarmi; un posto pieno di nascondigli e dove spesso una persona entra per non uscire mai più, un posto dove, in un ideale gioco a nascondino, molti fanno di tutto per essere trovati ma non trovano nessuno che abbia la voglia di giocare, e ci sono pochi che trovano se stessi.

Non so a quale categoria appartengo o se ne esistono altre, ma so che ho paura e vincerla non è facile, mentre lasciarsi vincere è un gioco da ragazzi.

Vorrei non reagire da codardo quando mi troverò a tu per tu con me stesso per scegliere e decidere cosa fare della mia libertà. Ho ancora un po’ di tempo a mia disposizione; non chiedo pietà a nessuno, ma solo una mappa, una benedetta mappa completa di legenda per me e tutti quelli che come me sono stanchi di giocare a nascondino.

Pronto, c’è qualcuno? Il mio numero è carcere di…

Italia.