Prima che sia troppo tardi

Tony Racano

Bergamo 30-04-2003
Lettera di un ex detenuto ai compagni dell'associazione
"BAMBINI SENZA SBARRE"

Sono stato scarcerato il 3 Aprile 2003. Ho passato nove mesi della mia vita nel carcere di S.Vittore.

In questi nove mesi non ho potuto vedere mio figlio, perché quando era venuto a trovarmi, davanti al muro di cinta del carcere ha avuto paura e non ha più voluto entrare.

Premetto che per mio figlio era la prima volta che sapeva che mi trovavo in carcere, perché le volte precedenti aveva un’età che ancora si poteva nasconderglielo.

Oggi ha 12 anni e mentirgli non mi sembrava corretto, comunque ho cercato di essere sempre presente scrivendogli, anche se lui non mi rispondeva.

Sono stati veramente dei brutti momenti, ma anche con l’aiuto dell’associazione "Bambini senza Sbarre" sono riuscito a passare quei brutti momenti, fino a quando sono stato scarcerato e finalmente ci siamo prima riabbracciati e poi ritrovati.

Quando sono uscito, non ce l’ho fatta ad andare subito da lui e neanche a telefonargli, ho atteso due settimane, non sapevo come giustificarmi e non volevo andare a mani vuote.

Giovedì 17 Aprile decido che il momento di vederlo è arrivato, non so cosa mi abbia fatto decidere, non sono riuscito a trattenermi dal farlo.

Vado a firmare e quando esco dalla Caserma dei Carabinieri telefono, mi risponde la madre di mio figlio, la mia ex compagna, sembrava stesse parlando con un estraneo, già comincio ad innervosirmi, comunque mi passa mio figlio, io sono raggiante di gioia ma mio figlio è freddo come il ghiaccio, mi arrabbio e un po’ lo rimprovero, ma comunque lo convinco a venirmi a trovare.

Nel frattempo, mentre lo aspetto, studio una strategia che va a farsi benedire nel momento in cui lo vedo.

Quando arriva io sono sul terrazzo, lo vedo, lui comincia a salutarmi, a salutarmi e a sorridermi, cosa che mi lascia di pietra visto il suo comportamento al telefono.

Quando varca la soglia di casa io sono lì, ci abbracciamo intensamente e ci baciamo, ma mi accorgo che lui è un po’ infastidito. Il primo incontro non è stato come immaginavo, ma non potevo pretendere di più.

Con mio figlio ho capito che devo avere tanta pazienza, perché tutto può tornare come prima ma bisogna saper attendere.

L’emozione che credevo di vivere in quel momento per me è rimasta solo nei miei sogni perché sognavo che tutto si potesse risolvere in un abbraccio.

Sono seguiti altri incontri, concordati direttamente tra me e mio figlio Gerry; le cose naturalmente via via sono andate sempre meglio, ma il culmine è avvenuto guardando un DVD (Era mio padre, con Tom Hanks) forse non il migliore dei film da guardare con un figlio di 12 anni, ma io ci tenevo a vederlo con lui.

Eravamo sul divano e verso la fine del film ho messo il braccio attorno al collo di mio figlio, lui dopo qualche momento di esitazione ha preso la mia mano e l’ha stretta forte, ho fatto fatica a trattenere le lacrime, ma in quel momento ho capito che stavo ritrovando mio figlio, perché il calore che passava tra la mia mano e la sua era energia pura e amore vero.

Oggi, a distanza di due mesi dalla mia scarcerazione, continuo a cercare di rafforzare il nostro rapporto giorno per giorno, lo vedo 2-3 volte la settimana, andiamo al cinema, discutiamo su tutto, passiamo molto tempo insieme.

Io spero di essere riuscito a comunicare l’emozione che ho vissuto; è possibile che tutto che torni come prima, ma naturalmente ci vuole l’aiuto di tutti.

Per me è stata una carcerazione corta, ma per altri compagni di sventura non è così, e se non si comincia dall’interno questo lavoro di riavvicinamento, dopo c’è il pericolo che sia troppo tardi.

Tony Racano