La notte di Santa Lucia

Mariella Tirelli

12-03-2004

Una donna aveva perso improvvisamente un figlio di nove anni la notte in cui Santa Lucia porta i regali ai bambini. Era una donna riservata e discreta, ma dicono abbia urlato fino a perdere la voce. Pur non essendo più giovane, aveva voluto un altro figlio.

Fu una bambina. Del fratello morto la madre non riparlava, era una presenza e un dolore che non doveva pesare sulla nuova arrivata. La domenica andavano insieme al cimitero e la bambina si perdeva tra le altre tombe per non vedere gli occhi di sua madre. Come per un tacito accordo, non le chiedeva niente e sua madre non le diceva niente. Dopo andavano al cinema insieme.

Fu una madre tenera ma non indulgente, non le importava che sua figlia fosse la prima della classe, ma le diceva che studiare e comunque avere un lavoro era la via per diventare una donna libera e autonoma. Finito il tempo delle favole, tutte le notti di Santa Lucia, si alzò per mettere qualche giocattolo sul letto della bambina.

La vita della madre era molto difficile, ma lei cercò di nascondere il male che le veniva fatto; poi fu la figlia a tenerla lontana dalla sua difficoltà di crescere, dalle paure, dalle umiliazioni, dalle ribellioni. Sua madre poteva fronteggiare il male che veniva fatto a lei, ma non quello che veniva fatto a sua figlia. In certi momenti quest’ultima avrebbe voluto essere in manicomio per urlare senza destare scandalo.

Quando la figlia uscì di casa, la madre cominciò ad avere problemi di salute. L’ultimo male fu quello che non perdona. Consapevole di andarsene, cominciò a chiedere, ad implorare, una sola cosa: che la seppellissero vicino al suo bambino. Erano passati più di trent’anni, ne ha parlato poco, ma credo non lo abbia dimenticato un giorno.