La bancarella delle arance parlanti

Giuseppe Liuni

26-09-2014  

Un mio pensiero va a un amico che ormai non c'è più. L’ho conosciuto nella mia penultima carcerazione nel carcere di San Vittore. Era nata subito una simpatia, io 50 enne e lui 67enne. Era un vecchietto arzillo, un po’ fuori con la testa. Non era facile andare d’accordo con lui, ma io mi ci trovavo. Era solo, nessun colloquio e nessuno che gli dava conforto; aveva scontato 20 anni nei famosi manicomi giudiziari; era fatto a modo suo. Io l’ho adottato dandogli la mia amicizia e qualcosa di concreto. Era dentro perché aveva sparato a un barista che gli aveva servito un crodino nel bicchiere sporco. Beh, non era normale, era solo e, finché era lì, stava in compagnia.

L’ho ritrovato al carcere di Opera e anche lì, nonostante lui fosse in isolamento, ho mantenuto i contatti con lui, aiutandolo in quello che potevo, mandandogli il tabacco per le sigarette e qualche francobollo. Mi ero affezionato a quel pazzo; la sua fragilità mi portava a volergli bene, anche se lui si dichiarava fiero della sua vita… pur con metà dei suoi anni trascorsi fra galera e manicomio!

Mi dicevo che era la sua vita, che l’aveva scelta lui o forse il caso… ma lui era contento, o almeno questo lasciava intendere. Chissà cosa pensava dentro di sé! In quel periodo non pensavo alla sua solitudine, io non ho mai provato la solitudine, ho una famiglia che mi ha sempre seguito aiutandomi anche materialmente. Lui aveva una figlia che non vedeva da anni… chissà se aveva rimpianti, se si dava delle giustificazioni…

Non lo saprò. Arturo è morto. Ho saputo del suo ricovero per metastasi tumorali quando aveva ormai pochi mesi di vita. Non mi è riuscito di stargli vicino, io ero agli arresti domiciliari e lui era sotto effetto di farmaci. Ma come si può morire in solitudine? E meno male che un po’ di conforto glielo ha dato la moglie di un nostro amico, visto che era la responsabile di quel reparto ospedaliero. Ho saputo che al suo funerale, anche se lui aveva una figlia, l’unico ad andarci era stato un prete di San Vittore che si era affezionato a lui. Morire cosi in solitudine… forse come aveva sempre vissuto… ma è giusto? Non lo so. Certo, il mio modo di vivere, vivere di reati, ha causato male agli altri, a me e alla mia famiglia.

Tre anni fa ho fatto un patto con me stesso, con la mia famiglia e con il mio gruppo. Mi hanno fatto riflettere e ripensare a tutto quello che ho perso. E’ un lavoro lungo su me stesso e, credetemi, oggi è così difficile che sto combattendo per non rompere il patto. Adesso sono agli arresti domiciliari e lavoro presso la nostra cooperativa andando sui vari mercati a vendere frutta. Anche se per ora lo faccio come volontario non pagato, la cosa mi appaga.

Ce la stiamo mettendo tutta per fare in modo che la bancarella decolli… anche per dimostrare a noi stessi che valiamo qualcosa anche vivendo una vita in salita. Ma due sabati fa è successo qualcosa che mi ha toccato e che mi ha fato dubitare di me stesso. E’ successo che a fine giornata ho notato un vecchietto che cercava degli avanzi nella frutta marcia…

Noi avevamo ancora una cassetta di arance ed ho pensato di regalargliela. Avevo già visto dei documentari su delle persone che vanno a frugare negli avanzi, ma credetemi, dal vivo fa male. Avevo appena depositato la cassetta per terra e non so da dove o come… beh, avete presente quando portate una ciotola di cibo a dei cani affamati? Una folla di vecchietti si è scagliata sulla cassetta e, dandosi spintoni, cercavano di accaparrarsi qualche arancia.

Mi ha fatto male! Chi sono i più forti? Coloro che aspettano insieme la chiusura della bancarella e poi combattono per raggiungere un’arancia o chi vive prendendo tutto quello che capita, fregandosene di tutti? Se mi capitasse di fare la fine dei vecchietti, non so se avrei la forza di resistere o se la mia fragilità mi porterebbe nuovamente a fregarmene di fare del male agli altri.

E’ vero io ho una famiglia dietro le spalle, ma se un giorno mia moglie dovesse stufarsi per un motivo o per l’altro e se anche mia figlia mi abbandonasse? Un po’ di delusioni le ho date anche a loro, ho rotto diverse volte il patto con loro… come vivrei se non avessi il loro sostegno?

Se non lavorassi alla bancarella, tutto questo non lo avrei visto. Quando guardi un documentario pensi che le cose vengano ingigantite, ma avendo visto da vicino i vecchietti cercare da mangiare fra gli scarti e considerato che in altri tempi mi sono preso ciò che volevo senza farmi troppe domande, cosa saprei o vorrei fare se mi trovassi in una situazione simile alla loro? Riuscirei a essere umile e forte come loro o tornerei ai mei vecchi sistemi, quelli che portano alla fine di Arturo in solitudine? Riuscirei a mantenere il patto con la mia famiglia e la mia cooperativa?

Ci deve essere una terza strada oltre a quelle di frugare nella spazzatura o morire da soli! Beh io ci proverò! Oggi ho una forza che prima non avevo e un gruppo col quale posso mettermi in gioco e non vergognarmi della mia fragilità.