Alla ricerca delle domande tradite

Angelo Aparo

21-02-2011  

Un paio d'anni fa eravamo a San Vittore per un convegno/concerto: Le domande abortite del bullo. Accanto ai detenuti, partecipavano all'incontro adolescenti e insegnanti provenienti da scuole dove il bullismo dilaga. Obiettivo della giornata era promuovere, fra detenuti con un passato fallimentare, insegnanti in difficoltà e allievi in cerca di riscatto, delle alleanze e degli strumenti utili a recuperare, appunto, le domande franate sotto quel senso d'impotenza che è alla base di ogni atto di bullismo.

Fra una canzone e l'altra di Fabrizio de André, tutte le persone intervenute avevano cercato di decifrare le domande dimenticate degli adolescenti di ieri (i detenuti) per ascoltare meglio quelle degli adolescenti di oggi. Ecco una sintesi delle risposte più frequenti alla domanda che faceva da filo conduttore alla giornata: Cosa cerca chi si comporta da bullo? Egli:

  1. copre la sensazione e la paura di essere fragile e impotente, simulando di essere già forte e sicuro;

  2. ricorre all'abuso sul debole per negare la propria debolezza e proiettarla sul malcapitato di turno;

  3. si nasconde dietro la maschera di un'adultità posticcia per la paura di non poter crescere e di non poter mai diventare l'adulto delle proprie prime fantasie;

  4. sostituisce la guida che gli manca o che gli chiederebbe uno sforzo per migliorarsi con una banda che lo sostiene nell'illusione di essere già grande e che gli chiede solo di simulare forza;

  5. cerca di surrogare il contenitore che gli manca per sentirsi protetto attraverso la forza della banda e la conferma che ciascun membro della banda riceve dagli altri;

  6. ricorre all'eccitazione che deriva dall'uso di droghe e dall'esercizio del potere come strumento privilegiato per provare piacere e gratificazione perché teme di non avere risorse e capacità per raggiungere altre gratificazioni;

  7. copre il lutto conseguente alla sfiducia negli adulti che avrebbero dovuto fungere per lui da guida con il rancore contro il mondo;

  8. proietta la propria condizione di orfano o, attraverso un abuso di potere analogo a quello che egli sente di aver subito, cerca di ridurre le sue vittime alla sua stessa condizione.

 

Il bullo, Sebastiano Allia

 

Fabio Ravasio

Destinato non so se dalla sorte
Ad esser di me stesso la rovina
La mia vita l’ho giocata con la morte

La libertà l’ho persa una mattina
Ascolto il cuore che mi batte forte
E cedo il passo al tempo che cammina

Orizzonti vari e vie contorte
Illusioni antiche e mai risolte
Ho vissuto solo gioie corte

E ora, essendo carcerato
il mondo distratto mi confina
in una solitudine assassina

Andrea Mammana

Angeli ribelli
Cavalcano fulmini
Dalla vita breve

L’oblio non li spaventa
Si nutrono d’eccitazione

Con luci colorate
Addobbano i ricordi
Sul viale della morte

 

Il Gruppo della Trasgressione e la prevenzione del bullismo

Su iniziativa del dott. Angelo Aparo, il Gruppo della Trasgressione nasce nel 1997 come un seminario destinato a una ventina di detenuti di San Vittore per riflettere sulle cause scatenanti, gli obiettivi più o meno consapevoli, i diversi possibili esiti della trasgressione. Negli anni successivi, il gruppo apre le porte al mondo esterno e diventa un laboratorio che indaga su temi d’interesse comune per detenuti e liberi cittadini.

Come documenta il sito www.trasgressione.net, dagli animati confronti nascono scritti e progetti che rispondono principalmente a due obiettivi:

  1. ricostruire le condizioni soggettive e ambientali dei primi passi del percorso deviante;

  2. alimentare la maturazione personale e le competenze umane e professionali dei membri del gruppo e degli interlocutori esterni.

Oggi il gruppo lavora stabilmente nelle carceri di Bollate, Opera e San Vittore e collabora con diverse scuole di Milano e Provincia sulla prevenzione del bullismo. In particolare, durante gli incontri in carcere e nelle scuole, fra i protagonisti dello scambio si giunge a due risultati complementari:

Tali incontri, dunque, favoriscono il percorso evolutivo dello studente e del condannato e permettono a entrambi di svolgere una funzione reciprocamente risocializzante.