Non ho avuto paura

Vincenzo Cardillo

24-01-2010

Mi chiamo Vincenzo. All’età di 14 anni a scuola c’erano dei miei coetanei che facevano prepotenze a dei ragazzi, tipo rubare soldi, zaini di marca, orologi ecc. Girando in zona, notavo che gli stessi ragazzi si ritrovavano al parchetto a fumare, mica sigarette, hashish, canapa indiana, in gergo: fumo, spinelli.

A me non facevano paura questi ragazzi… cosa che a mio parere è un sintomo molto allarmante, nel corso dello scritto si capirà perché.

Un bel giorno tocca a me essere la loro vittima; vengo bloccato da dietro, per il collo, da uno di loro. Mi chiedono soldi e tutto quello che ho, io non ci sto, reagisco e gli faccio un bel po’ di male, lo mollo lì e me ne vado, i suoi compagni scappano.

A casa non dico niente. Sto per uscire di casa e mi preoccupo, penso che se mi prendono in gruppo mi fanno male, volevo dirlo a mia madre, ma non ci riesco. Una brillante idea: mi armo di coltello da cucina, così mi posso difendere. Mi beccano e io tiro subito fuori il coltello; quello che le aveva prese era il capetto e immediatamente mi dice: “Guarda che non ti voglio fare niente, voglio solo diventare tuo amico”.

Da quel momento la mia vita cambia. Mi temono, con le mani ci so fare. Dopo qualche settimana provo anch’io a fumare hashish, passo un bel giorno a ridere e a divertirmi, comincio a divertirmi come mai mi era successo fino a quel momento, mi lascio coinvolgere dal tutto e da lì parte la mia escalation, ho continuato a drogarmi, a rubare e ad entrare e uscire dalle galere, rovinando la mia vita per sempre e non solo.

Quei ragazzi per te diventano tutto, amici, fratelli; quelli che per te sono grandi amici tante volte li porti anche a casa, “mamma faccio un panino e scappo, stiamo andando a vedere un posto di lavoro” oppure “vado a casa del mio amico a studiare”.

Hai portato a casa quelli che un giorno, al posto di essere i tuoi compagni di studi o di lavoro, saranno probabilmente i tuoi compagni di cella; e tutto come se niente fosse mai successo, niente di grave… nelle loro vite si ride, si scherza, ricordando le cose che si facevano quando si era dei bulli.