Vita fuori dal plasma

Valerio Monti

12-03-2006  

Sono entrato in tribunale e mi sentivo piccolo
Sono entrato in carcere e mi sentivo sperduto
Ad ogni cancello un brivido
Ad ogni serratura chiusa,
la coscienza di allontanarmi sempre di più dalla mia realtà.

Gli sguardi che la mattina avevi squadrato come animali in tribunale
Ora si rivoltano inversi verso di noi.

Sguardi spauriti, che vedono la libertà della sera prima passargli di fronte.

-FUORI POSTO-

Ancora corridoi, ancora sguardi.
Ora siamo noi gli animali dello zoo. Noi falsi liberi.
Noi che ancora non conosciamo il significato vero della libertà.
Siamo noi, camminiamo nel vostro regno,
unica sensazione, bisogno di rimanere soli.

Poi il gruppo, le sedie in fila, quasi un teatro.
Un teatro che ti penetra nell’anima.
Non immagini morte di televisione, ma veri attori di una vera vita, autentica, selvaggia, cattiva, benigna, vita vera, non di plasma.

E questo teatro si tramuta in una tavola,
non più di distacco, noi seduti e voi in piedi.

Tutti insieme, tutti pari, tutti vicini
e l’emozione di una diversità forte,
non sottolineata dalla differenza,
ma dal confronto.

Non dubbiosità, ma curiosità di una vita altrui
che si possa rispecchiare nella tua.

E mentre ascolto le voci che si sommano,
che si mescolano, che si fondono in un unico coro,
sento tornare la società,
la dimensione umana che sentivo,
vedevo scappare ad ogni parola in tribunale,
ad ogni passo nel corridoio.

L’ho vista ritornare prepotente
e vogliosa di dimostrare che non era morta,
che era ancora lì, che doveva evadere, che doveva trasgredire.

-USCIRE-

La paura di essere solo tornerà in un’altra occasione,
l’umanità oggi ha incontrato la trasgressione.