Dopo il workshop

Sonia

13-03-2006  

Da questo WS, mi aspettavo un input, qualcosa che potesse darmi una spinta definitiva per la mia partenza. Le mie aspettative non sono state deluse.

Ancora una volta ho dovuto abbassare le difese, sono stata costretta ad abbassare le difese, i preconcetti.

Facendo un cartellone che rappresentasse le sensazioni da me provate mi sono accorta che è successo tutto il contrario rispetto all’immagine mentale del percorso del detenuto.

Ho provato freddezza in tribunale, li dove mi aspettavo passione, discussione  e voglia di capire il motivo del reato.

Ho trovato calore in carcere, proprio dove mi aspettavo chissà che cosa di strano.

Al di là di tutto, le impressioni finali sono:

Ci vuole uno sforzo ulteriore da parte dell’autorità (che rappresenta i cittadini) per comprendere a fondo le problematiche che hanno portato al reato.

Ci vuole un tipo di carcere diverso, non ha senso tenere delle persone (exacomunitari, tossicodipendenti, senzatetto) per periodi brevi! Sono molti i reati commessi da recidivi.

Per quanto riguarda la società, solo l’educazione alla legalità può aiutare la prevenzione ed il reinserimento

L’autorità che immaginavo solo come una persona (con un ruolo non tanto definito) che comanda, ora è una figura che va a fondo nei problemi, non tanto per giustificare il reo, ma per risolvere il problema che sta alla base, un autorità che durante la crescita è mancata, una figura da prendere d’esempio.

Autorità = esempio corretto da seguire.

Sono ancora più convinta che la partenza, ossia nel mondo Scout rendersi autonomi, concordi con il verbo scegliere.

Penso sia anche il fulcro per i detenuti, scegliere.

Faccio parte di una piccola associazione di giovani nel mio paese, e mille idee mi frullano per la testa, spero di riuscire a trasmetterle, e capire ancora più a fondo il problema della legalità (tante azioni considerate normali, non sono poi così legali)